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Usa, gli stati conservatori contro i diritti Lgbt+

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Lo stato del Texas ha promulgato una legge che dal primo settembre vieta le cure ormonali per l’affermazione di genere dei minori trans. La nuova guerra ai diritti civili negli Usa è partita il 3 giugno scorso, quando il repubblicano governatore Greg Abbott ha firmato la legge che rende illegale la pratica: una nuova misura che decreta il Texas il più grande stato Usa ad adottare misure restrizioni in questo campo. Ma negli ultimi due anni sono già una ventina gli stati conservatori, tra cui Mississippi, Oklahoma e Arkansas, che hanno introdotto decine di leggi per proibire o rendere più complicato l’accesso a terapie per la transizione di genere, mentre in tutto il paese sono in aumento i casi di bullismo nei confronti di ragazzini trans. I partiti della destra americana, i conservatori, ribadiscono che si tratta di leggi e accorgimenti varati con lo scopo di far riflettere e impedire ai più giovani di prendere decisioni irreversibili di cui potrebbero successivamente pentirsi; inoltre ci sono pochi studi sull’effetto a lungo termine di questo tipo di trattamento sui minori. Ma è evidente che certe misure approvate da Texas, Florida e altri stati violano i diritti fondamentali dell’essere umano.

La legge approvata in Texas proibisce agli staff medici di prescrivere trattamenti ormonali e di eseguire interventi chirurgici per il cambio di genere su minori di 18 anni.  Il tema dei diritti dei transgender è sempre più discusso ed è diventato inevitabilmente un argomento hot della politica e amministrazioni americane: queste leggi che mirano a limitare l’accesso dei minori alle cure di affermazione di genere sono recentemente diventate popolari negli Stati del Paese governati dai repubblicani costringendo svariate persone della comunità a cercare “rifugio” in altri stati democratici. Cresce infatti il numero di minori transgender che rischiano di essere portati via alle loro famiglie per “abuso di minori”. Sempre più medici e infermieri che rischiano o perdono direttamente la licenza per consulenze mediche o terapie ormonali per la transizione di genere. In buona sostanza, dal primo settembre in Texas, il più popolato degli stati conservatori d’America, essere un minorenne transgender è diventato un incubo.

E sono centinaia le famiglie con bambini e adolescenti trans che hanno scelto di fuggire dallo Stato. Come è accaduto alla famiglia Shappley. Inizialmente Kimberly, madre di Kai, ragazzina trans che fin dall’età di tre anni, pastore di una congregazione evangelica, aveva reagito male alla disforia della sua bambina, anche con punizioni corporali nei confronti della figlia, ma di fronte agli evidenti sintomi depressivi della bambina, ha accettato di assecondare il suo percorso di transizione. “Ho perso tutto, la mia famiglia, le amicizie, la mia congregazione” racconta Kimberly. “Ma sono diventata una persona più tollerante, una mamma migliore e una cristiana migliore”.

Kai Shappley grazie alla sua testimonianza davanti a una commissione del Senato del Texas era diventata un’icona della battaglia per i diritti dei bambini che non si riconoscono nel genere attribuito loro alla nascita. “Dio che mi ha fatta così. E Dio non sbaglia mai” aveva detto Kai ai senatori in un video diventato virale su internet. A seguito dell’entrata in vigore della legge texana, Kai, sua madre Kimberly, il fratello Kaleb, cane e gatti, si sono trasferiti in una piccola cittadina costiera sull’Atlantico nello stato del Connecticut, uno stato liberale dove i diritti delle persone LGBTQ+ sono rispettati e protetti. Kai Shappley da lì continua a portare avanti la sua battaglia per i diritti dei minori transgender.

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