L’amministrazione del Presidente Trump, che puntava ad escludere le persone transessuali dalle forze armate, nei giorni scorsi si è vista respingere la richiesta dalla Magistratura Federale, dopo aver ricevuto già un primo pronunciamento negativo di un’altra corte federale nei mesi scorsi.
Quindi, questa bocciatura, farà si che dal prossimo gennaio anche i trans possano arruolarsi nell’esercito, per buona pace della Casa Bianca, che da mesi annunciava sui social network le sue intenzioni di esclusione. I portavoce del Pentagono hanno espresso soddisfazione, perchè fin da subito avevano messo in chiaro che il quartier generale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America avrebbe continuato ad accettare le persone trans, almeno fino a che non fosse arrivata una vera normativa che lo impedisse, cosa che, di fatto, non è avvenuta.
Il Pentagono ha comunque chiarito che tutte le aspiranti reclute dovranno essere sottoposte come tutti gli altri candidati agli esami fisici, medici e psicologici, che sono piuttosto difficili da superare e che chi presenterà disforia di genere (ovvero, una condizione in cui una persona ha una forte e persistente identificazione nel sesso opposto a quello biologico) o si è già sottoposto ad interventi chirurgici di “ricostruzione” potrà essere scartato.
Molta gioia anche tra i cinque soldati transgender che avevano già fatto causa all’amministrazione dopo l’annuncio: affermavano che il bando di Trump era incostituzionale ed erano sostenuti nella loro lotta da due importanti gruppi per i diritti della comunità Lgbtqi: The National Center for Lesbian Rights (NCLR) e GLBTQ Legal Advocates & Defenders (GLAD) ovvero il Centro Nazionale per i diritti delle Lesbiche e l’Associazione degli Avvocati e Difensori delle persone Lgbtq.
Grazie a questo secondo stop, potranno continuare senza problemi ad esercitare il loro meritato servizio nell’esercito, che comunque non si era mai interrotto, ma senz’altro potranno farlo con più tranquillità e serenità.