Un film delicato e commovente
Film del 2005, felice esordio cinematografico del regista americano Duncan Tucker, Transamerica affronta il classico tema del viaggio “per la strada”. Un viaggio alla scoperta di se stessi e che sa dosare abilmente momenti di tenerezza, di dramma, ma anche di umorismo e tenerezza.
Questa la trama
Sabrina “Bree” Osbourne, nato uomo come Stanley, è una raffinata transessuale in attesa dell’intervento di cambio del sesso. Nata in una famiglia ricca, la sua scelta di diventare donna non è mai stata accettata dai familiari borghesi, in particolare dalla madre, e quindi si mantiene facendo un lavoro umile e risparmiando quello che può per l’operazione. Un giorno, riceve una telefonata dal carcere minorile di New York city da parte di Toby, che dice di essere suo figlio; Bree resta sconvolta, era ignara della sua esistenza e frutto dal suo unico rapporto sessuale al college 20 anni prima. Bree racconta così alla sua psicoterapista della telefonata ricevuta e che non vuole incontrare il figlio perché vuole rompere col suo passato. Ma la psicoterapista è contraria e decide di non firmare l’autorizzazione per l’intervento finché Bree non avrà conosciuto il figlio.Così, Bree parte per New York per prendere Toby, in carcere per droga e prostituzione, ed inizia così per i due un viaggio di formazione e di riconoscimento attraverso l’America, necessario perchè la vita di entrambi possa procedere. Bree cerca un corpo che anatomicamente corrisponda a quello che sente di essere, Toby invece è alla ricerca di un padre a cui fare riferimento e che gli dia sicurezza. Come andrà a finire tra i due?
Da vedere perchè:
E’ un film delicato e divertente, dove la persona transessuale non è mai raffigurata in modo kitch o volgare: al contrario, il personaggio di Bree è estrememente elegante e più simile come comportamento a quello di una tranquilla signora di mezza età, un po’ puritana addirittura, a tratti deliziosamente comica. Un film che impartisce una piccola, grande, lezione di vita: bisogna accettarsi e rispettare le persone che amiamo per quello che sono, non per quello che noi vogliamo vedere di loro. L’interpretazione dell’attrice Felicity Huffmann poi è spettacolare, tanto da averle fatto vincere il Golden Globe come migliore attrice drammatica.
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