La cinematografia ritorna sulla cronaca degli amanti
Il concorso della 67° edizione del Festival di Berlino propone due film interessanti sul mondo LGTB, ma non proprio riusciti, perché pongono in essere alcune carenze narrative, che non consentono di valorizzare a pieno quanto descritto.
Non ci vogliamo soffermare su quanto avrebbe potuto esserci di più, ma richiamiamo l’attenzione sulla migliore parte di lavoro che il regista ci ha presentato.
“UNA MUJER FANTASTICA” del regista Sebastian Lelio, pupillo del produttore Pablo Lorrain, è un’opera nata da una collaborazione cinematografica Cile/Usa/Germania/Spagna.
Sebastian Lelio è nato a Mendoza in Argentina nel 1974 ed in questa pellicola ricorda l’altra sua opera “Gloria”, già presentata al Festival di Berlino quattro anni fa, dove ottenne il premio per la miglior attrice, andato a Paulina Garcia, con l’Orso d’Argento 2013.
Il registra sostiene che “Mujer fantastica” è un’opera più poderosa di “Gloria” perché meno agrodolce e più incisiva.
Il film racconta l’amore tra una giovane trans ed un maturo professionista, marito e padre.
La trans Daniela Vago è Marina, cameriera trentenne, aspirante mezzo soprano, amante convivente di Orlando, che per lei ha lasciato la famiglia.
Il sessantenne Orlando, interpretato da Francesco Reyes, muore dopo una festa di compleanno.
Colto da malore viene portato al pronto soccorso da Marina, che qui incontra la diffidenza dei medici per il suo stato di trans e paiono attribuirle una responsabilità su quanto accaduto.
La morte di Orlando lascia in eredità a Marina solo il rancore, le offese e le repulsioni della sua famiglia, prima di essere cacciata di casa.
I famigliari non la vogliono ai funerali, le vorrebbero sottrarre ogni cosa e pure l’amato cagnolino.
Essi diffidano Marina dall’appropriarsi di qualsivoglia bene, anche legittimamente suo, ponendo in essere quasi l’equazione di trans uguale a ladra.
Va detto, per amore della verità, che queste cose accadono non solo se l’amante, o la convivente, è trans, ma anche quando è donna fin dalla nascita.
E’ un classico, dove la famiglia di origine ed i figli, pongono in atto ogni ostilità verso l’ultima venuta, che considerano comunque estranea e pericolosa; indebitamente introdotta, ladra di cose ed affetti.
Giusta la sofferenza ribelle di Marina, che in un crescendo fa emergere anche il suo lato maschile.
La carenza maggiore della scenografia si trova nella mancata descrizione del grande amore tra Orlando e Marina, mentre il punto di forza del film consiste nel far comprendere allo spettatore, anche più indifferente, la lotta tra “Passione e Sentimento”, che si pongono come un duello tra sangue e cuore.
“THE PARTY” è un film britannico della Sally Potter, descrive una festa tra potenti signori degenerata in scannatoi.
La narrazione è sostenuta da battute e dialoghi feroci, benché rientranti nella moda dei costumi correnti, visto che riprende il “Carnage” di Polanski, rivisitato in Italia con “I nostri ragazzi”, a sua volta richiamato in “Il nome del figlio” e “Perfetti sconosciuti”, che in Francia hanno ispirato “Cena tra amici”.
Quindi, il film appartiene ad un filone già noto ed apprezzato.
La denuncia di “The Party” appare per molti versi convenzionale, anche se non propone il solito fair play inglese ed è ambientata nell’atmosfera della recente “Brexit”.
E’ la storia della crisi dell’amore e di ogni valore tra una ministra del governo ombra inglese, suo marito e due lesbiche in attesa di tre figli.
Il film è stato definito un ritratto dell’Inghilterra a pezzi.