Non mi era mai capitato di vivere una storia erotica ad una conferenza stampa. In fondo il sesso per me era ancora qualcosa di nuovo, non avevo avuto molte esperienze, o meglio ne avevo avute poche ma buone. Non è facile al mondo d’oggi avere delle storie d’amore per una giovane trans, anche se presenta tutte le carte in regola per essere una bella ragazza, come me, del resto.
Mi chiamo Marta e ho 19 anni, da poco più di un anno ho iniziato il mio percorso transgender. Ho i seni di seconda misura ma molto sodi, un bel sedere tondo, che mi rende preda facile degli sguardi maldestri e bricconcelli di uomini e donne quando cammino per strada. Ho i capelli biondo chiaro, gli occhiali da secchiona e mi piace indossare lingerie comprata al sexy shop.
Adoro vestire in modo sensuale e mi piacciono i giochi erotici, a casa ho una collezione di sex toys, vibratori, lubrificanti e manette. L’ultima volta che ho fatto shopping ho comprato anche una frusta.
Quel giorno dovevo andare alla conferenza stampa di un romanzo d’amore. Il titolo era “Il nostro amore” ed era stato scritto da un autore di nome Marco Califano. Avevo letto più di metà libro e lo avevo trovato molto interessante.
Decisi di farmi bella, indossare lingerie sexy, una camicia bianca aperta, feci due codine ai miei capelli. Ero una perfetta studentessa casta e pura, con la mia gonna corta.
Adoro le presentazioni dei libri, tutta quella cultura, quelle parole sagaci e l’intelligenza che come nuvole affolla la stanza, sono un tocco di piacere intellettuale per me, non solo, l’intelletto, il ragionamento, mi eccitano alquanto. Certo mai mi sarei aspettata quello che poi sarebbe accaduto.
Mi sedetti in prima fila, eravamo circa una trentina, lo scrittore entro e si iniziò a parlare del libro. Scoprii con mio enorme piacere che era anche un bell’uomo. Sulla cinquantina, capelli brizzolati, occhiali da vista ray ban con lenti colorate di verde, gli occhi anche erano verdi, spalle larghe, un bel toro da monta.
Mentre Marco parlava al pubblico, intervistato da due giornalisti, i miei pensieri andavano a finire nei suoi pantaloni e tutto quel parlare quell’amalgamarsi di concetti e idee attraverso le parole, iniziò ad eccitarmi. Aprii le cosce e poi le accavallai. Lui se ne accorse. Il tempo trascorreva lento e miserabile, avevo voglia di conoscerlo e dopo circa 90 minuti, la conferenza stampa finì. Rimasi docile e timida durante il rinfresco, ma non potei fare a meno di bere due cocktail che mi diedero alla testa. Entrai in scena.
“Piacere Marta“! M’intrufolai indispettita tra le persone che accalcavano lo scrittore. Chiesi un autografo del mio libro e iniziammo a parlare della prospettiva poliedrica dell’amore, in relazione alla passione e all’erotismo dei singoli individui, lui si era accorto di me e anche se arrossì quando gli chiesi l’autografo, era molto spigliato e rilassato.
In un momento in cui la folla stava svanendo e le persone rimanevano in poche, approfittai di un momento in cui lo scrittore era più libero per sfiorare da vicino il suo piacere. Lo guardai negli occhi con fare seducente e gli chiesi: “andiamo a fumare?”
Andammo di sopra in terrazza, fortunatamente dei 4 o 5 rimasti in sala, nessuno fumava. Arrivammo al quinto piano e sulla terrazza faceva molto caldo, era settembre ma c’erano 30 gradi. Eravamo soli.
Accendemmo la sigaretta e iniziammo a chiacchierare del più e del meno, era molto simpatico e divertente.
Mi chinai sul balcone, mostrando di più il mio culo, guardai con la coda dell’occhio e lo sentivo ansimare.
Ancora non hai visto niente mio caro scrittore. “Che bel panorama” – disse, mi voltai e con la scusa che si era sporcato la camicia gli presi il volto e iniziammo a baciarci con forza, come posseduti dalla passione e dall’erotismo. Rotolammo a terra mentre i nostri desideri frugavano i corpi. La mia mano scivolò inesorabilmente nei suoi pantaloni, tutti i muscoli del corpo erano eretti per il momento della lussuria.
Il suo desiderio duro finì nella mia bocca e mi sentivo come un’ingorda davanti a una tavola imbandita, ad un certo punto la mia prestazione fu interrotta brevemente dalle sue parole: “dai basta, potresti essere mia figlia“.
A quel punto giocai la mia carta vincente: “si papino, frusta la tua bimba cattiva”. Tirai fuori dalla mia borsetta la frusta e mi misi in posizione canina sul pavimento del terrazzo. Iniziò a frustarmi e io a squittire come una gatta in calore. Dio benedica i sexy shop.
Rotolai a terra, eccitata e maltrattata mentre il sole caldo mi bruciava la pelle. Eravamo tutti e due molto sudati.
Mi strappò via la gonna e infilo le mani nelle mie mutandine. Divenne pallido in volto: “ma tu…” – furono le uniche parole che riuscì a dire. A quel punto sfoderai tutta la mia perversione: sì papino, la tua bimba ha un clitoride di 12 centimetri, perché non ti piace? Mi pareva ti fosse piaciuto mentre assaporavo il tuo desiderio. Gli sussurravo mentre lo toccavo: “vieni con me nel dolce orizzonte del piacere”.
Dopo queste parole, lo scrittore si sciolse e ci ritrovammo tutti e due nudi come vermi, a rotolarci nella terrazza. Facemmo l’amore e ci accarezzammo come due teneri amanti. Intanto il tramonto scendeva e la luce era ormai arancione. Prima lui fece l’amore con me, poi io con lui. Gli dicevo che ero la sua bambina, la sua figlia perversa, che volevo sentire il suo amore dentro di me, e che poi gli avrei dato io l’amore, quell’amore che solo una figlia sa dare. Quando si tolse, fui io a buttarmi su di lui, a stringerlo a terra, i ruoli si erano invertiti. Strofinavamo i nostri organi di piacere l’uno contro l’altro, ci baciavamo e ci sussurravamo parole dolci.
Mi posizionai in modo da poter assaggiare la sua voglia di sesso, affinché anche lui gustasse la mia. Ci leccammo come due cani senza ritegno ne inibizioni, ormai eravamo giunti al culmine, all’orizzonte dolce del piacere. I nostri corpi erano solo le porte per attraversare la nostra mente e giungere nelle più segrete e inibite fantasie erotiche.
Quando continuai a ripetergli con voce ansimante che era il mio papino bello, lui si lasciò andare e fummo circondati dal calore dell’orgasmo.
Alla fine raggiungemmo l’orizzonte del piacere entrambi, l’uno dentro l’altra, e sporchi delle nostre azioni, ci ripulimmo il peccato con la bocca e continuammo a baciarci teneramente, su quella terrazza sporca e sola, mentre nelle strade le persone, continuavano a vivere la loro vita. Il sole continuava a calare e il cielo diventava sempre più blu, e noi eravamo li in terrazza, cullati dal vento caldo di settembre, mentre ci baciavamo come due teneri amanti, fregandocene di tutto e di tutti.