Speciale Nicole Vip Venturiny: gli anni brasiliani e l’arrivo in Italia Interviste

Speciale Nicole Vip Venturiny: gli anni brasiliani e l’arrivo in Italia

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Conoscere Nicole Vip Venturiny è stata una rivelazione: è una bellissima transgender bionda, di rara sensibilità, estremamente intelligente e simpatica. Inizialmente, volevamo parlare con lei della sua vita professionale, ma l’intervista ha preso una piega inaspettata. Nicole Vip Venturiny ha infatti una storia di vita molto toccante: non ve la sveleremo tutta in questa intervista però, perchè ha in serbo progetti importanti e vuole mantenere, per ora, la riservatezza su alcuni aspetti.
Oggi, potete leggere una prima parte del racconto della sua vita, dalla sua nascita fino ai 16 anni.

Ciao Nicole, innanzitutto, piacere di conoscerti. Ti va di presentarti ai nostri lettori?
Ciao a tutti, piacere mio e grazie per questo spazio. Mi chiamo Nicole Vip Venturiny, vengo dal Brasile, dalla capitale Brasilia. Sono per metà di origini italiane in quanto i miei bisnonni sono emigrati dalla Sicilia in Brasile durante la prima guerra mondiale. Ho vissuto gran parte della mia infanzia nella regione di San Domingo Do Norda.

Che ricordi hai della tua infanzia?
Non sapevo dell’esistenza di parenti da parte di mio padre. Pur venendo da una famiglia ricca, mio padre da giovane è andato via di casa e ci ha fatto crescere in estrema povertà. Lui non voleva contatti con la famiglia d’origine. Comunque, ho avuto un’infanzia felice, almeno fino ai 13 anni. Ero un bambino molto estroverso e benvoluto da tutti, facevo amicizia facilmente con chiunque, ho sempre saputo conquistare le persone. Già a 8 anni riuscivo a mantenermi da solo, consegnavo i giornali, pulivo le scarpe, vendevo i gelati in paese, guadagnavo tre volte quello che guadagnava papà al mese. Piacevo molto alle persone perchè ero sempre dolce, educato e premuroso.

Hai detto che fino ai 13 anni eri felice, poi cosa è successo?
Purtroppo mia mamma è morta di parto, io sono la settima di 14 figli. Fino a che lei era in vita, mi proteggeva, accettandomi per come ero, con la mia disforia di genere. Quando è morta, dopo solo due mesi sono stata cacciata via di casa perchè mio padre non mi accettava.

Mi dispiace molto. Deve essere stata durissima per te.
Si, molto. Mio padre, che adesso è morto, non dimostrava mai il suo affetto. Ricordo che ogni stagione ci spostavamo di città in città a lavorare nelle piantagioni…era un lavoro molto usurante.

Sei stata cacciata di casa in una età molto delicata.
Si, a 13 anni ero in pieno passaggio tra infanzia ed adolescenza e avevo bisogno del sostegno e della guida di una madre. Oltretutto, fin da piccolo, sapevo di non essere come gli altri bambini e nell’età dello sviluppo ho capito chi volevo essere davvero. E’ stato difficile andare avanti, ma ce l’ho fatta.

Cosa hai fatto, una volta lasciata la tua famiglia?
Sono andata a vivere da mia zia, contro la volontà degli altri miei zii. Tre mesi dopo era venuta a vivere con noi mia sorella, io ho continuato a studiare e nel frattempo accudivo mio fratellino di tre mesi e mio cugino di sette anni. Poi, un anno dopo, mia sorella si è sposata e ho iniziato a fare la donna delle pulizie.

E da allora hai iniziato a essere indipendente.
Si, a 16 anni, lavorando per le famiglie benestanti, ho aperto il primo conto in banca, ed è iniziato il mio percorso di transizione. Ho iniziato a vestirmi come donna e sono diventata transessuale.
Negli anni successivi, sono riuscita a diplomarmi come vetrinista e decoratrice d’interni e avevo aperto un negozio da parrucchiera e boutique d’abbigliamento, che però è durato solo un anno. Avevo deciso di “buttarmi” in politica ma non è andata bene, ho perso molti soldi. Così, qualche anno fa, ho deciso di venire in Italia per rifarmi una vita.

E dimmi, in Italia come ti trovi?
Io adoro l’Italia, ho ritrovato le mie origini ed ora non me ne andrei via per nulla al mondo. Pensa che da quando sono qui non sono più tornata in Brasile e sono riuscita ad aiutare per anni anche la mia famiglia mandando soldi e ora vivono tutti bene. I primi tempi sono stati pesanti ma ora sono contenta.

***

Qualche tempo fa avevamo dedicato uno speciale sulla prima parte di vita dell’icona LGBT Nicole Vip Venturiny, bellissima transgender brasiliana di spiccata sensibilità. Nicole, il cui vero nome è Tallyta Venturiny, è cresciuta nella città di Sao Domingos Do Norte Espirito Santo ed ha avuto una vita molto dura ma ha saputo sempre trarre il meglio da ogni situazione, grazie alla sua intelligenza fuori dal comune e alla sua bontà d’animo. Oggi proseguiamo il racconto della vita, facendoci narrare da lei cosa le è successo dai 16 anni in poi.

Buongiorno Nicole, allora, nella scorsa intervista ci hai raccontato la tua vita fino ai 16 anni, ti va di proseguire nel racconto? Come sono stati gli ultimi anni in Brasile prima di arrivare in Italia?
Buongiorno a tutti. Eravamo rimasti che avevo iniziato a lavorare per aiutare la mia famiglia, che si trovava in una situazione d’indigenza. Mi assunsero ai prestigiosi Magazzini Mesbla S/A a Vitoria, uno Stato che confina con Rio de Janeiro e Minas Gerais Salvador Da Bahia, dove facevo la vetrinista e decoratrice. Pensa, tra oltre 100 persone a colloquio scelsero me, che avevo avuto una formazione grazie alle ricche signore delle famiglie benestanti per cui facevo anche la domestica, e che mi avevano insegnato come creare arredamenti di gusto. Mi occupavo anche di vestire i manichini e creare vetrine d’impatto. Curavo 16 vetrine e gestivo le vendite, controllavo le commesse se erano ben truccate e vestite, era tutto molto chic e sobrio, in pratica facevo la visual merchandising. Finivo le vetrine in 2-3 ore, ero brava e veloce. Riuscivo a ricreare ambienti calorosi e riscuotevano molto successo tra il pubblico e i miei capi mi avevano affidato anche la rappresentanza del negozio alle fiere. La domenica invece facevo le pulizie negli uffici di avvocati vicino a Palazzo della Giustizia, ma con tanto piacere, lavoravo felice perché con il mio stipendio potevo aiutare la mia famiglia.

Lavoravi davvero tantissimo. So che in quello stesso periodo la tua famiglia ha attraversato un periodo molto difficile.
Persi mio fratello che aveva solo 16 anni e mio padre si ammalò. Mi chiamarono i vicini per farmi sapere la situazione e io li portai con me a Vitoria ad abitare con me. Ebbi modo di far andare a scuola i miei fratelli e di trovare lavoro anche a mio padre.

Come mai ti avvisarono i vicini?
I miei fratelli soffrivano la fame, ma non lo dicevano a nessuno, tutto doveva restare tra le mura di casa, ci hanno educato alla riservatezza, c’era una sorta di pudore. Comunque, per aiutarli, avevo iniziato anche a vendere Enciclopedie, anche in Parlamento, e lì iniziai a farmi un giro di conoscenze e mi scattò il pensiero di entrare in politica per cambiare le cose. Se lo Stato brasiliano garantisse salute e cure per tutti, forse mio fratello e mia mamma sarebbero stati ancora vivi. Volevo fare qualcosa in prima persona.

Nel frattempo, il rapporto con tuo padre come andava?
Purtroppo iniziò a crearmi tanti problemi perché non accettava la mia femminilità e questo, sommato a tanti altri pensieri che avevo, mi fece “scappare” a Brasilia. Li ho abbandonati per 7 anni e ho lavorato la come vetrinista, avevo un tenore di vita più basso rispetto a Vitoria, così iniziai a lavorare per conto mio, fino alla crisi economica. Avevo anche un negozio di parrucchiera dove davo lavoro ad altre sei persone e poi mi spostavo in bus per 40 minuti, per lavorare dalle 4 alle 10 di sera in un altro shopping center, vicino al Parlamento. Avevo un fiuto per gli affari, ho fatto arricchire diverse persone!

Prima hai accennato alla politica. Ci sei poi entrata?
Si, la mia carriera politica è durata diversi anni. Sono stata la prima trans a entrare in un partito, quello democratico, ma ho faticato. Sono stata scelta perché molto popolare ma ho subito molta discriminazione perché ero una persona scomoda per i miei concorrenti. Quando mi sono candidata, ho lottato per farmi chiamare Candidata e non Candidato al maschile, e il Giudice federale ha dato ragione a me e poi ho potuto usare il mio nome non solo per iscritto nei documenti ma anche in radio e televisione.
Volevo venissero fatte leggi per il riconoscimento di genere per le transessuali e combattere per il diritto alla salute e delle unioni civili che allora non c’era. Ho combattuto fortemente anche per far curare le persone anziani nelle strutture geriatriche, ho cercato di dare sovvenzioni culturali alle persone povere.

La tua grande popolarità a cosa era dovuta in quegli anni?
Al fatto di essere la prima transessuale ad avere una pagina personale su Internet. Avevo un negozio di parrucchiera, di abbigliamento, facevo la escort ed ero attivista, mi piaceva aiutare le altre persone, combattere per i loro diritti. Ovviamente, quando sono entrata in politica ho abbandonato tutto ed ho avuto storie importanti con persone potenti del mondo dell’alta società.

Però si può dire che il tuo periodo in politica non è stato “rose e fiori”.
Volevo essere trattata da donna al 100%, non da transessuale, e questo forse non mi ha portato fortuna, ma non volevo auto discriminarmi, se avessi detto subito che ero trans forse sarei stata capita di più, avrei guadagnato più visibilità per le mie idee. Ho avuto visibilità comunque sui grandi giornali quando mi sono rivelata e quell’anno abbiamo vinto con la mia coalizione, che però era debole, non aveva abbastanza numeri. Il partito politico Pt do B poco dopo mi offrì una lavoro “fantasma” che non accettai, ho sempre voluto far carriera politica onestamente. Dopodiché ho continuato a fare politica come attivista affiliata al nuovo partito politico Democrata di Brasilia, che è registrato dal tribunale di Brasilia capitale dal Brasile.

Dopo cosa hai fatto?
Decisi di venire in Italia perché qui potevo avere l’appoggio dalla comunità trans brasiliana. Andai ad abitare a Milano, ma iniziò un periodo terribile.

Ti va di raccontarcelo?
Ero finita in un traffico di essere umani, sono stata schiava per 2 anni, dovevo ripagarmi il viaggio e la possibilità di essere in Italia. La persona che viveva con me, la “pappona” mi picchiava e una volta ha anche cercato di sfigurarmi in viso con dell’acido perché era gelosa di me, per fortuna senza riuscirci. Inoltre aveva messo in giro la voce che fossi una spia del Governo brasiliano, guarda, una situazione angosciante, piena di minacce.

Terribile davvero. E come ne sei uscita?
Un giorno l’ho affrontata, mi sono ribellata e l’ho picchiata davanti ad altre persone, non ne potevo più dei suoi soprusi. Lei ne è uscita sconfitta e umiliata e io sono riuscita a liberarmi della mia aguzzina.
Mi sono spostata a Torre del Lago, in Toscana, per due settimane poi un’amica mi ha trovato casa a Bergamo, ma mi sono spostata di nuovo a Milano dopo due anni, e ho sempre vissuto tra Milano e Bergamo, dove ho avuto residenza fissa. Ora invece ho residenza fissa a Milano.

Parliamo un po’ di attualità. Nicole, cosa si può fare per combattere la omo e la transfobia al giorno d’oggi?
Le persone non sono abbastanza sensibilizzate, noi trans siamo viste con sospetto e pregiudizio e spesso non ci sono date possibilità di farci conoscere per quello che siamo. Io voglio dimostrare che noi trans possiamo essere persone produttive ed utili alla società. Si deve combattere la omotransfobia con tutti i mezzi di informazione possibile, anni fa questa parola non esisteva ma oggi purtroppo è una realtà certa e in Italia c’è una legge che la proclama reato. Serve rispetto per tutte le persone, che hanno il diritto di vivere per come sono se rispettano le regole.

Anche la professione di escort ha risentito della crisi, secondo te?
Si, decisamente. Però riesco a mantenermi in modo dignitoso, lotto ogni giorno per mantenere la mia posizione, sono rispettata e conosciuta, tutti mi adorano perché sono onesta, gentile e mi tengo super in forma, ovviamente! (ride). Mi piace curarmi, amo la bellezza naturale.

Nonostante tu abbia avuto una vita molto dura, non hai perso il sorriso.
Di carattere sono così: dolce e generosa. Ma ho i piedi per terra, sono consapevole delle brutture della vita. Nonostante questo, la vita per me è un dono, una benedizione e vivo ogni giorno come fosse l’ultimo, sempre con un senso di umanità e rispetto per gli altri. Mi piace che le persone stiano bene in mia compagnia e per questo cerco di trasmettere loro credibilità e trasparenza.

Visto che sei una ragazza che si da così tanto da fare e ha molto da esprimere, immagino tu ti ponga obiettivi di una certa rilevanza per il futuro, o sbaglio?
Non sbagli! Voglio andare avanti e cambiare vita. Per far si che accada, ho in “ballo” diversi progetti importanti, innovativi, che però non posso svelare, ancora. Posso dire però che ho intenzione di creare una associazione di trans, per far conoscere la nostra realtà alla società e vedere riconosciuti i nostri diritti. Voglio lottare affinché ci sia integrazione tra transessuali e non, e ci siano date le possibilità di poter uscire dal mondo della prostituzione, facendo lavori normali e in regola.

Un progetto nobile in cui ti auguro di avere successo.
Sono una ragazza con tanti desideri: vorrei avere opportunità per far politica in Italia, curare un blog di attualità, tendenze e moda, perché so come ci si comporta nella vita sociale dei buoni costumi civili.
La cosa più importante, per me, è uscire dalla vita di escort il prima possibile perché sono una persona trasparente, con una grande forza di volontà e penso di aver già dato troppo tempo a questo lavoro, che ho svolto sempre con dignità e rispetto nei confronti di me stessa e delle persone che mi cercavano. Vorrei avere una possibilità, magari tra chi legge questa mia intervista c’è qualcuno che può darmela. Io sono disponibile da subito, ho tante idee, progetti e volontà da spendere per vivere la vita in modo migliore e con prospettive di crescita. Potrei stupirvi, non sottovalutatemi, mettetemi alla prova! (sorride)

Speriamo davvero che tu possa avere tutte le opportunità di crescita che merita. C’è un messaggio che vorresti dare a chi ci legge?
Si. L’importante nella vita è la felicità: ma questa non fa rima con ricchezza: è essere soddisfatti di se stessi ed accettarsi per come si è che ci rende felici. Io ho fatto tesoro di ogni persona conosciuta e da ognuna ho imparato qualcosa. Essere curiosi, interessarsi a quello che ci circonda, acculturarsi, sono tutte cose che aiutano ad evolversi. Non smettete mai di farlo.

Grazie Nicole Vip Venturiny per la splendida intervista, vuoi aggiungere qualcosa?
Tutto quello che vi ho detto è reale al 100%, posso dimostrarlo con testimonianze e documenti che ho tenuto o potete far ricerche su internet. Ci sarebbe ancora di più da raccontare, questo è un piccolo riassunto.
Infine, un caro saluto e ricordo affettuoso ai miei nonni, nonna Marcolina Vittorino Alves e mio nonno Satturnino Vittorino Alves, che sono mancati tanti anni fa. Un bacio dalla vostra Nicole Vip Venturiny!

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