Gentili signore/i,
Avv. Alexander Schuster
Il 25 gennaio 2017 la Corte costituzionale tornerà ad interrogarsi sulle norme italiane in tema di riattribuzione del genere anagrafico (link all’ordinanza) . A distanza di oltre un anno dalle decisioni del 2015 è importante capire se i tribunali hanno modificato prassi erronee o se le decisioni sono state mal interpretate, dando luogo a nuove discriminazioni e violazioni di diritti umani. Chiediamo il vostro aiuto per raccogliere dati sulla prassi dei giudici italiani e portarli all’attenzione della Corte.
Con la sentenza della Cassazione n. 15138 e quella della Corte costituzionale n. 221 nel 2015 si sono ottenuti importanti risultati e l’Italia è uscita da un periodo buio in cui sono stati negati alle persone trans diritti fondamentali. Ma è veramente tutto risolto?
La Cassazione, pur compiendo un’importante passo avanti, è incorsa in alcune “sbavature”. Queste hanno indotto alcuni giudici a non comprendere il senso profondo della decisione. Taluni magistrati, forse restii ad accettare la corretta interpretazione delle legge, si sono aggrappati ad alcune parole della sentenza per mantenere alcune prassi del tutto inaccettabili e ignorarne altre.
La Corte costituzionale, quattro mesi dopo, ha svolto un elegante ragionamento. Tuttavia, collocandosi nel solco della Cassazione ha assunto una decisione che non consente di rimediare a queste “sbavature”.
Il 25 gennaio 2017 si terrà una pubblica udienza con relatore il prof. Giuliano Amato, già estensore della sentenza n. 221. Il fatto che sia stata prevista una pubblica udienza è indice del fatto che la Corte è disposta a riconsiderare la questione di legittimità costituzionale sollevata con due ordinanze del Tribunale di Trento. Le ragioni saranno sviluppate dal prof. avv. Massimo Luciani, che ha accettato di rappresentare le persone trans nei giudizi a quibus.
Intendiamo documentare alla Corte come da luglio 2016 i giudici ordinari italiani hanno continuato ad attuare prassi scorrette. Tra gli esempi a me noti: esigere sempre e comunque la nomina di un CTU, chiedere ancora prova della condizione di sterilità raggiunta, ritenere irrilevante ascoltare la storia della persona trans stessa in udienza, citare il Ministero dell’interno come controparte, non accettare di autorizzare l’operazione e nel contempo rettificare sesso e nome.
Alla Corte costituzionale si vuole offrire un quadro ampio e reale di quanto oggi, nel 2016, sta succedendo nei tribunali della Repubblica. È documentando le storture che confidiamo di convincere il giudice delle leggi a togliere ogni alibi a magistrati che, spesso senza accorgersene, continuano a ledere la dignità delle persone trans.
Cosa chiediamo alle persone trans e agli avvocati
Inviare a segreteria@schuster.pro
Invitiamo a mandarci i documenti originali con indicato il Tribunale/Corte, la sezione, la data, ma rimuovendo i dati personali. Se riceviamo documenti non anonimizzati, provvediamo comunque noi a eliminare i riferimenti delle persone interessate.
Le “storture” che vorremmo documentare (esempi)
- Provvedimenti che negano la rettificazione perché si è chiesta anche l’autorizzazione all’operazione (o perché, senza richiederla, non si è comunque escluso di voler un giorno procedere all’operazione)
- Ordinanze che dispongono la consulenza tecnica di ufficio (CTU) con indicazione del QUESITO oggetto della consulenza (es.: “verifichi il CTU se la persona è ‘affetta da transessualismo’, se è vero che l’operazione di isteroannessiectomia realizzata presso la struttura pubblica X si è compiutamente realizzata” (!!) e casi simili. Di particolare interesse sono CTU disposte nonostante una documentazione medica del tutto chiara (es. diagnosi psichiatrica o attestazione delle operazioni demolitive già realizzate). Si chiede all’avvocato di dichiarare quale documentazione medica era già in atti, per evidenziare l’uso distorto della CTU.
- Prassi dei tribunali per le quali il giudice istruttore non sente o non fa parlare la persona trans in udienza per raccontare il suo sentire, la propria storia, la propria identità, perché “tanto farà tutto il CTU” o ciò che conta è la documentazione medica (documentare tale prassi ad esempio con il verbale di udienza in cui compariva la parte personalmente).
- Pubblici ministeri, quindi magistrati, che assumono posizioni del tutto infondate (trasmettere copia degli atti di intervento o delle conclusioni).
- Per quanto rari, casi in cui le storture applicate alle persone trans sono poi applicate anche alle persone intersex che chiedono la rettifica.
- Prassi che impongono il rito ordinario di cognizione anche in assenza di coniuge e figli (con storture come il litisconsorzio passivo necessario del Ministero dell’interno, prassi pare isolata di Torino, ma chissà).
- Durate e oneri processuali eccessivi. Questo include le prassi che esigono un contributo unificato per cause dal valore indeterminabile, magari due volte se il tribunale ragiona ancora nei termini di un necessario doppio procedimento. Esempi di liquidazioni di onorari al CTU, in particolare i casi più estremi (da documentare con importo anticipato e decreti di liquidazione). Durata superiore all’anno fra iscrizione a ruolo e deposito della sentenza. Termini processuali o udienza p.c. imposti dal giudice anche se non voluti dalla parte o dalle parti (183, 190 cpc).
- Ostacoli all’autodeterminazione del prenome (si immagina che nel 2016 non ci ripropongano più casi del passato, ma chissà).
- Esempi degli indici individuati dal tribunale per valutare il mutamento.
- Appare anche interessante documentare rigidità che hanno condotto ufficiali di stato civile a rifiutare il riconoscimento di sentenza o provvedimenti amministrativi stranieri che hanno già concesso la riattribuzione, esigendo solo sentenze italiane.
- Ogni altro aspetto processuale che appare una lesione della dignità della persona trans.
Speriamo di realizzare così un quadro utile del panorama italiano. Poiché queste informazioni sono il frutto della disponibilità di ognuna e ognuno di voi, vi chiederemo se siete d’accordo per rendere, in forma rigorosamente anonima, accessibile la documentazione a chi ne farà richiesta per scopi di ricerca.
Per ogni domanda, questione o contributo su quest’indagine, è possibile contattare lo studio legale Schuster, segreteria@schuster.
Sul sito www.schuster.pro sarà possibile apprendere dalla seconda metà di gennaio i risultati del monitoraggio.