Film Lgbtqia " Chiamatemi Helen " che ha creato polemiche Costume & società

Il Popolo della Famiglia contro il film lgbt “Chiamatemi Helen”

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Domenica sera, su Rai 2, è andato in onda il film tv tedesco “Chiamatemi Helen“, diretto da Gregor Schnitzler.
“Chiamatemi Helen” è un film a tematica LGBTQIA che ha scatenato un mare di polemiche da parte del Popolo della Famiglia, partito di Mario Adinolfi, scagliatosi contro la Rai per la sua messa in onda, perchè “non adatta alla prima serata per gli argomenti controversi e delicati trattati”.
Questa la trama ufficiale di “Chiamatemi Helen”: Tobias Wilke (Heino Ferch) non riesce a credere ai propri occhi quando arriva all’aeroporto per prendere suo figlio diciassettenne Finn (Jannik Schümann), di ritono dagli Stati Uniti. Sceso dall’aereo, il padre scopre che il ragazzo indossa vesiti da donna e si fa chiamare Helen, gli rivela che si è sempre sentita una ragazza e che ha usato il suo anno all’estero a San Francisco per prepararsi a superare il test richiesto dalla legge a chiunque voglio sottoporsi all’operazione di cambio sesso, una volta diventata maggiorenne. Per il padre di Helen, noto chef, è davvero difficile accettare una situazione che non riesce a comprendere. Le reazioni da parte degli amici, conoscenti e compagni di scuola di Helen sono invece delle più svariate e vanno dallo scherno alla solidarietà. Ma Helen trova quasi sempre le parole giuste – e la giusta dose di umorismo – per contrastare l’ignoranza e la derisione di cui è vittima.
Insomma, niente di sconvolgente, si tratta anzi di un film che tratta con delicatezza tematiche molto attuali e ormai vissute con tranquillità dalle generazioni più giovani e “fluide”, che hanno una mentalità decisamente più aperta rispetto al passato. Ovviamente, di parere diverso è il partito Popolo della Famiglia, il cui coordinatore nazionale Nicola di Matteo ha detto: “chiediamo alla commissione di vigilanza Rai-Tv che queste tematiche complesse e con scene, a livello emotivo così cruenti, non siano mai più mandate in onda in prima serata, soprattutto da una televisione statale pagata in egual misura da ogni cittadino italiano”.
Bisognerebbe far notare a Di Matteo che il canone è appunto pagato da TUTTI i cittadini italiani, transgender compresi. Non ancora soddisfatti, quelli del PDF hanno definito la programmazione Rai un’azione “ideologizzante, atta a normalizzare, pubblicizzare ed esaltare situazioni complesse e problematiche quali la transazione da un sesso all’altro di adolescenti in piena crisi identitaria, portando lo spettatore, spesso anche minorenne (visto l’orario in cui è stato trasmesso il film), alla convinzione che l’evirazione sia l’unica soluzione per il pieno raggiungimento della felicità e che le persone che lo assecondano siano buone, tutte le altre no“.
Vedremo nei prossimi giorni la RAI se risponderà a tono a queste discutibili accuse.

Chiamatemi Helen

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