Documentario Nata Femmena Costume & società

“Nata femmena”

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Nata femmena è un articolo presente nella rubrica costume e società del piccole magazine.

Nata femmena è un articolo redatto da Mirco Gallerani

Nata femmena è edito da piccole magazine by piccoletrasgressioni

Nata Femmena è il documentario di Pasquale Formicola ed Elisabetta Rasicci, che indaga sulla trasformazione del “femminiello” napoletano.
Nata femmena  andrà in onda in prima tv su Rai3 giovedì 19 luglio alle ore 00:10, per il ciclo “Il cinema del reale”.

Pasquale Formicola - Regista Emergente

Il filmato traccia la propria indagine attraverso due personaggi: la prima storia è quella di Alessia Cinquegrana, nata come Giovanni, 29 anni, prima sposa trans in Italia;
la seconda è la storia di Alessandro Saggiomo, 25 anni, attore e drag queen, noto con il nome di Mamy O’Hara, attivista del mondo LGTBQIA napoletano .

L’indagine porta ad evidenziare la spaccatura della cultura napoletana sul nuovo modello, che attraverso l’immagine trans tenterebbe di sostituire il concetto di femminiello. Il tentativo pare non riuscire perché emerge un rifiuto alla globalizzazione di una figura tipicamente napoletana.
Il Femminiello è Napoli, il trans è il mundialismo emergente, che non ha radici nella città, in cui gli apporti esterni vengono recepiti come un imbarbarimento di una “nobile” tradizione.

In verità, le storie narrate urtano fortemente con una certa tradizione ed identificazione della struttura del femminiello.
Alessia Cinquegrana è femmina davanti alla legge e, quel che più conta, nel proprio sentire; per di più, vorrebbe essere mamma adottando una bambina.
Alessandro Saggiomo non ha alcuna intenzione di diventare una trans, perché si sente maschio.
Dunque, i personaggi di riferimento sono estranei al concetto di femminiello, di cui non possono essere eredi o surrogati.
Inoltre, questi personaggi ripudiano il ruolo di trans assumendo contorni definitivi e non certamente di transazione. La prima ha già modificato tutto quello che voleva modificare; il secondo non vuole modificare nulla, perché in fondo la sua è una recita.

Femminiello nei primi anni 50

Ora viene da chiedersi, se gli autori abbiano sbagliato tutto, o di proposito abbiano introdotto dei paragoni improponibili, per stimolare una provocazione verso una icona della cultura partenopea.
Per capire questo passaggio e tentare di dare una risposta, occorre soffermarsi sulla figura che il femminiello ha nel comune sentimento napoletano.
Il “femmenèlla” o “femminéllo”, o ancora “femminiélle”, è una figura tipica della cultura tradizionale popolare napoletana ed il termine a cui fa capo è usato per riferirsi ad un maschio omosessuale con espressività marcatamente femminile.
Il “femminiello” si sentiva una donna imprigionata in un corpo maschile e perciò cercava di liberarla, vestendo in modo ancor più colorato e vistoso di qualunque donna.

Si muoveva e parlava, non come avrebbe fatto una donna, ma ne esagerava i toni acuti e le movenze, realizzando un archetipo riconoscibile; la teatralità era una sua caratteristica.
Il “femminiello” era anatomicamente un maschio, spesso efebico.
Si travestiva da donna e adottava un comportamento sopra le righe, mimando la donna che avrebbe voluto essere, ma non lo faceva su di un palco, bensì nella quotidianità
Il “femminiello” era più simile ad una drag queen che ad un travestito, ma lontano da un omosessuale dai modi effemminati e discreti.
Il “femminiello” si travestiva come il “travestito” o la “drag queen” ma non occasionalmente: contrariamente a loro, non smetteva mai, non si rivestiva mai da uomo.
Il travestito, che non sempre è gay, e la drag queen, raramente gay, sono assai diversi dal “femminiello” che continuava la sua recita confondendola con la realtà di tutti i giorni.
Dunque, acquisite queste nozioni, è possibile e piacevole l’incontro con il documentario “Nata femmina”, di cui abbiamo elementi oggettivi per un nostro giudizio.

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