MOGLIE E AMANTE AMICHE
il piacere attraverso la storia MOGLIE E AMANTE AMICHE
MOGLIE E AMANTE AMICHE
Il quindicenne Luigi XV sposò nel 1725 una principessa polacca alquanto bruttina, Maria Leczinska, di sette anni più grande di lui, che era stata scelta per la nota fertilità della sua famiglia.
Maria era sciatta, noiosa, religiosamente devota ed intellettualmente limitata, definita dal suo stesso padre una delle due regine più ottuse d’Europa: l’altra era sua madre !
La regina preferiva trascorrere le sue mattinate in chiesa a pregare ed i pomeriggi ricamando e giocando a carte; aveva studiato musica e pittura, come tutte le nobildonne del suo , ma i suoi disegni e dipinti erano infantili e suonava il pianoforte in modo orrendo.
La polacca era dunque del tutto fuori posto nella splendida corte francese che annoverava le donne più attraenti e sofisticate e gli uomini più affascinanti e brillanti d’Europa, in compenso rispettò pienamente le attese di fecondità, mettendo al mondo dieci figli in altrettanti anni.
Luigi per otto anni fu una anomalia restando rigorosamente fedele alla moglie.
Nel frattempo, il promettente adolescente era diventato un bell’uomo, con un fisico atletico, mascella volitiva, zigomi alti e naso aquilino e Maria era lieta che Luigi non guardava altre donne.
Rimase scioccata quando il marito si prese come amante Madame de Mailly, una delle sue dame di compagnia, che era una donna semplice e gentile, disposta a non chiedere soldi e favori al re.
Le due successive amanti di Luigi, entrambe sorelle della prima (il re si fece così tre sorelle), non erano altrettanto disinteressate: insolenti ed avide si permettevano di insultare la regina, sottolineando la propria bellezza ed evidenziando la sua scarsa avvenenza e la sua ottusità.
La quarta amante, Madame de Chateauroux arrivò al punto di far spiare la regina per deriderla.
Quando infine Luigi si scelse una nuova amante, una borghese di Parigi invece di una altezzosa nobildonna, Maria tirò un sospiro di sollievo sperando in un trattamento migliore.
Per ricoprire la prestigiosa posizione di favorita, o maitresse-en-titre, e vivere a Versailles, l’amante di Luigi doveva possedere un titolo nobiliare ed essere presentata ufficialmente a corte, così il re assegnò il marchesato di Pompadour alla ventiquattrenne Jeanne-Antoinette d’Etioles.
La neo-marchesa venne presentata al re ed alla regina secondo un preciso cerimoniale.
La presentazione avvenne in due sale diverse; in una c’era il re, nell’altra la regina,
La presentata entrò indossando una enorme gonna, che pesava oltre venti chili e che si allargava circa un metro attorno alla persona, fece la riverenza ed ascoltò le poche parole rivoltelle.
Il tutto fu compiuto con scioltezza e senza dare l’impressione del minimo sforzo.
Quando Madame de Pompadour gli venne presentata, Luigi era nervoso e agitato, ma a quella prima presentazione assistettero poche persone dal momento che la maggior parte dei cortigiani affollava la sala attigua, ansiosi di vedere il ben più interessante incontro tra la moglie e l’amante.
La presentazione avvenne di sera e la regina era una donna pesante di mezz’età, mentre la marchesa era una giovane magnifica, splendidamente vestita.
La regina Maria non fece nessuna temuta osservazione su di lei, sorrise ed espresse l’augurio di approfondire la reciproca conoscenza; l’amante sollevata dalla cortese accoglienza della sovrana, mormorò: “Ho un profondo desiderio di compiacervi, signora”.
In totale, le due dame scambiarono dodici frasi, con straordinaria affabilità, che sancirono definitivamente il benvenuto a corte di Madame de Pompadour.
Si trattò di una cortesia che non sarebbe mai stata dimenticata e di cui la regina avrebbe beneficiato lungamente.
Dopo poche settimane, il re si ammalò di itterizia e Maria chiese di potergli fare visita nel suo castello di Choisy; Luigi che normalmente le avrebbe risposto negativamente, accettò con insolito entusiasmo e durante la cena cui parteciparono sia la regina, sia l’amante, le due dame conversarono amabilmente tra di loro.
La regina sapeva che la gentilezza del marito era dovuta alle insistenze dell’amante; non per nulla il principe di Croy osservava che Madame de Pompadour era “in buoni rapporti con la regina, poiché aveva convinto il re a trattare la moglie con maggior cortesia”.
A parte il naturale buon cuore, Madame de Pompadour sapeva che l’amicizia della regina le sarebbe stata utile in un ambiente ipocrita come quello di corte e l’atteggiamento rispettoso nei confronti della sovrana le valse l’approvazione dei cortigiani più equanimi.
L’amante aveva cura di inviare a Maria grandi mazzi dei suoi fiori preferiti e convinse Luigi a pagare i debiti della moglie, che per lo più servivano a finanziare opere di carità.
inoltre, mentre la corte si trovava a Fontainebleau, fece ridecorare l’appartamento che la regina occupava a Versailles.
Pertanto, quando fu di ritorno, Maria trovò che le sue vecchie e polverose stanze erano state trasformate secondo uno stile in voga e con il gran buon gusto della marchesa, che riconobbe, e che per compiacere la regina aveva fatto appendere alle pareti arazzi con scene bibliche.
Per il capodanno, la regina ebbe l’ulteriore sorpresa di ricevere un costoso regalo dal marito, il primo dopo anni: era una magnifica tabacchiera di smalto e oro, con un piccolo orologio incastonato nel coperchio.
Fortunatamente Maria non sapeva che originariamente Luigi aveva commissionato il prezioso oggetto per donarlo alla madre di Madame de Pompadour, che nel frattempo era morta.
E’ pur vero che tutte le mogli soffrono quando i mariti si prendono delle amanti e la regina avrebbe preferito avere Luigi interamente per sé; tuttavia, spesso esclamava, sospirando: “Se proprio deve avere un’amante, meglio lei che un’altra”.
Potenza dell’intelligenza e Madame de Pompadour fu una delle donne più intelligenti ed ammanierate della storia.
Ricordando che in realtà la Pompadour era frigida, per un disturbo cronico di cui soffriva, è proprio il caso di affermare che conquistò re e regina con le parti alte, testa e cuore, e non certamente quelle basse, seppur preziose, della propria persona.
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