Un vernissage d’arte, non è la parte fondamentale della storia di menage, ma oggi mi fa sorridere il fatto che nemmeno ci volessi andare, quella volta.
Mi decisi solo per assecondare quell’inclinazione vagamente intellettuale di Anna Maria, la mia fidanzata. Che più che vago, come atteggiamento, è forzato. Le serve dimostrare al mondo di essere una persona colta, per poterlo sbattere in faccia agli amici il giorno successivo, e forse proprio per questo ho sempre odiato presenziare a quei momenti.
Ma siccome avevo, qualche giorno prima, dimenticato il nostro anniversario, ero particolarmente accondiscendente e recitavo la parte dell’interessato, per giunta contento di fare qualcosa di diverso.
Ben disposto anche a fare bella figura, facendo finta di perdere più tempo del solito nello scegliere la cravatta giusta.
In realtà frugavo nei suoi cassetti, la cravatta l’avevo già scelta; ero alla ricerca dei suoi sex toys, per convincerla ad utilizzare le palline vaginali, comprate qualche settimana prima nel nostro sexy shop di fiducia.
Se dovevo annoiarmi a morte almeno avrei avuto il cazzo duro al pensiero che, mentre si atteggiava a donna di cultura, la sua figa sarebbe stata piena di sfere a darle godimento.
Quando glielo proposi fece un po’ finta resistenza, ma acconsentì. Faceva tanto la puritana in pubblico quando in realtà era una gran porca, perversa come poche.
Io non ero da meno, ma sicuramente non sono così ipocrita, anzi faccio sfoggio delle mie idee liberal, anche in ambito sessuale.
Le dissi anche di indossare un vestito sexy, ritornò in camera vestita di un tubino nero molto corto ed aderente, le cingeva il corpo e le curve. Notai che non indossava lingerie, i capezzoli turgidi si notavano da sotto la stoffa, si sedette sul letto, allargò le gambe, mostrandomela, ed introdusse le palline, senza staccarmi gli occhi di dosso.
Finita l’operazione le richiuse compostamente, si alzò ed introdusse i piedi curati su un tacco decolleté alto e sottile.
Eravamo pronti, ma non sapevamo la conoscenza che ci aspettava.
Pensavo di dover superare la noia intrattenendomi solo col pensiero di Anna Maria, nuda sotto il vestito, magari mentre, parlando con gli altri partecipanti alla mostra, tratteneva un fremito di piacere, dovuto al sex toy fra le gambe, ma così non fu. Presi da bere, l’unica cosa che apprezzavo veramente di questi eventi era l’open bar.
Passeggiavo vicino alle pareti, su cui erano installate le opere d’arte, col mio calice in mano.
Sala ampia, ma poca gente. Mentre passeggiavo, più che interessato alle opere, ero divertito dalla loro incomprensibilità; una donna giunonica, alta, formosa mi tampinava. Non era un caso, ma era intelligente.
Andava alla mia stessa andatura, fintamente interessata alle opere. Notai che dopo qualche quadro iniziò a strusciarsi, con discrezione. Prima da dietro, fino a palparmi il culo. Amo gli approcci aggressivi, ed Anna Maria era distratta, la lasciai continuare.
Al quadro successivo si posizionò davanti, e col culo largo e burroso accarezzò il mio cazzo. Poi si allontanò di mezzo passo, si girò lentamente e mi disse che un uomo voleva parlarmi, indicandomi il bar.
Anche lui alto, di mezza età, qualche filo bianco tra i capelli e tra la barba gli donavano fascino. Mi avvicinai e mi chiesa, senza giri di parole, se mi piacesse sua moglie.
Mi misi subito sulla difensiva, ebbi appena il tempo di dirgli che forse piacevo io a lei, quando si avvicinò Anna Maria.
“Ah, hai conosciuto Edoardo? Ci siamo presentati poco fa anche noi, le opere sono sue“.
I due si scopavano con gli occhi. Anna Maria, affascinata dall’artista, lui dal corpicino cinto dal solo abito corto che le mostrava praticamente il culo.
Finita la serata, ci invitò a casa sua, poco distante.
A casa continuammo a bere, più comodi.
Continuavo, segretamente, a disprezzare le opere di Edoardo, ma era affabile, simpatico, colto e dalla voce calda.
Pessimo artista pensavo, ma uomo piacevole. Anna Maria era imbarazzata sul divano, forse perché non voleva mostrare le sue nudità. Stava con le gambe accavallate.
Il suo timore era di dare l’impressione sbagliata, non si trattava di pudore.
Scoprì che la moglie di Edoardo si chiamava Maria Andrade. Brasiliana, da qui la pelle leggermente ambrata.
Questa ci chiese, con permesso, di potersi mettere comoda. Strano tra sconosciuti. Ma non obiettammo, ovviamente.
Tornò dopo qualche minuto, mentre ancora parlavamo con Edoardo, vestita solo della mia cravatta. Me l’ero tolta e poggiata sulla spalliera, non mi ero accorto che l’avesse presa
Guardai Anna Maria, temevo una reazione scomposta, in realtà era ammiccante. Attratta anche lei da Maria Andrade.
Fui stupito, eccitato. Aveva sempre censurato le mie fantasie che coinvolgessero altri che non noi. Anzi, ribadiva la sua indignazione. Diceva “non ti basto?”.
Edoardo fece da cerimoniere disse: “Non è la mia opera d’arte migliore?“.
Si posizionò all’altezza di Anna Maria, sfiorandole le spalle mentre invitava Andrade a baciarmi.
Sempre Edoardo allargò le gambe di Anna Maria, notando che sotto il vestitino sexy non ci fosse nulla.
Sfilò le palline vaginali e le sfilò il sex toy.
Andrade tolse la cravatta, sotto aveva un collare. Si allontanò e prese da un cassetto un vibratore.
Lo iniziò ad utilizzare penetrando Anna Maria, mentre quest’ultima succhiava il cazzo di Edoardo, appena uscito dai pantaloni, rimanendo compostamente vestito.
Mi posizionai dietro Andrade, un po’ infastidito dall’essere rimasto per qualche secondo l’unico non coinvolto.
Con fare punitivo partii direttamente per scoparle il culo. Non si oppose, ma faceva qualche gemito di dolore.
Anna Maria, farfugliò col cazzo di Edoardo in bocca se, finalmente, fossi contento, aggiunse un “porco”, confuso dalla bocca piena.
Il profumo di Andrade e dalla sua pelle appena sudata, era inebriante, un profumo afrodisiaco.
La presi per il collare mentre le aprivo l’ano.
Nel frattempo Edoardo scopava Anna Maria a gambe alzate, sfilato il vibratore. Le nostre lei, dopo essere state aperte e sbattute si avvicinarono, iniziando a leccarsi e lasciandoci in disparte a farci una sega.
Dopo un po’, soddisfatte dal loro egoista piacere e dalla nostra eccitazione ci chiesero di avvicinarci. Mentre ci spompinavano capirono che eravamo vicini a venire. Il finale fu un tripudio di sborra e di leccate reciproche.