La nostra cultura ci ha creato immagini secondo le quali l’amante del re è una creatura di una bellezza straordinaria e dalle capacità erotiche strabilianti, soprattutto se paragonate a quelle, spesso pressoché inesistenti, della regina freddamente casta.
Infatti, è la maggior parte dei matrimoni reali a creare largo spazio per amanti e favorite.
Il matrimonio di un regnante, celebrato con sfarzo e grandi festeggiamenti, altro non era che una catastrofe affettiva e sessuale, perché lo scopo di un matrimonio reale non era la felicità dei coniugi, ma aveva l’unico fine di generare principi e siglare trattati favorevoli.
Alle principesse veniva insegnato ad essere caste fino alla frigidità, ma se la virtù poteva essere insegnata, non altrettanto si poteva fare con la bellezza.
Quindi, l’aspetto fisico fu spesso un ostacolo enorme nei rapporti tra re e regina, che si conoscevano preliminarmente attraverso ritratti e descrizioni di diplomatici, regolarmente falsi.
Nel 1540, Enrico VIII d’Inghilterra, alla ricerca della quarta moglie, fu ingannato da un ritratto.
Enrico VIII avrebbe voluto stringere un’alleanza con Francesco I di Francia e questi gli inviò i nomi ed i ritratti di cinque nobili dame, ma Enrico non si accontentò ed avrebbe voluto conoscerle di persona.
Questo desiderio, oggi più che naturale, allora scatenò lo sdegno del re di Francia, che lo considerò un concorso di bellezza e Francesco I rispose con sarcasmo:” In Francia non usa inviare damigelle di tal rango e di famiglie tanto illustri e nobili perché vengano passate in rassegna come se si trattasse di puttane in vendita”.
Tale presa di posizione fece fallire ogni trattativa ed il re d’Inghilterra si rivolse altrove, dove dovette affrontare la solita modalità del ritratto e fu proprio questo che lo trasse in inganno.
Scelse la “bella” Anna di Clèves, ma Enrico VIII rimase costernato ed annichilito quando incontrò la regina di persona e dichiarò che in vita sua mai gli era capitato di vedere un ritratto tanto poco somigliante ed aggiunse che si stupiva come uomini onesti abbiano potuto fare affermazioni e descrizioni tanto false.
Queste circostanze, ci richiamano alla mente le modalità di taluni siti di incontri nel presentare i loro prodotti !
Pur facendo di tutto per tirarsi indietro, il re non riuscì ad evitare il matrimonio: il ducato di Clèves si sarebbe offeso ed avrebbe stretto alleanza con i suoi nemici.
La prima notte di nozze fu un disastro; Enrico disse che la lasciò vergine, perché aveva trovato un odore ed un corpo sgradevole, che aveva spento ogni minimo desiderio.
Dell’opinione di Anna di Clèves non sappiamo nulla, ma l’spetto fisico del re non era dei migliori: aveva un giro vita di 145 centimetri ed un’ulcera in suppurazione in una gamba.
Comunque, Enrico ben presto divorziò e qualcuno perse la testa sotto la mannaia del boia.
Anche a seguito di fatti come questo, i sovrani smisero di fidarsi dei ritratti e cominciarono ad inviare fidatissimi emissari per riferire, così nel 1680, Luigi XIV decise che la principessa bavarese Maria Anna Cristina diventasse la moglie del figlio ed erede.
La bellezza non procurò la felicità, ma almeno gli sposi riuscirono ad avere tre figli.
Meno fortunato fu il futuro Giuseppe II d’Austria (1741-1790) che sposò la principessa bavarese Josepha, ma non riusciva a consumare il matrimonio, di lei diceva: “E’ piccola, tozza e senza la minima traccia di fascino. Ha il viso coperto di macchie e pustole e dei denti orribili”.
Quando Josepha morì di vaiolo poco dopo le nozze, Giuseppe più che affranto si sentì liberato.
Non tutti i principi furono disposti al sacrificio per la ragione di Stato; nel 1670, il futuro Giacomo II d’Inghilterra rimase vedovo e senza figli, così si mise alla ricerca di una moglie giovane e bella.
Luigi XIV, che sperava di mettere una dama francese sul trono inglese, gli propose una vedova, nobile ma brutta, Madame de Guise, che, essendo rimasta incinta tre volte in due anni, era una garanzia di fertilità per un erede al trono.
Giacomo II declinò garbatamente l’offerta e sposò la principessa più bella d’Europa, la quindicenne Maria di Modena, una brunetta alta, snella, incantevole, di cui si innamorò perdutamente.
Il futuro Giorgio IV d’Inghilterra (1762-1830) era uno scapolo convinto, ma pressato dal padre, dal Parlamento e dai debiti venne convinto a sposare la principessa Carolina di Brunswick.
Entrambi non si piacquero mai e lui, dopo le prime notti di matrimonio, disse:”Aveva … tali segni di sporcizia sia nella parte anteriore che in quella posteriore del corpo … che mi venne il voltastomaco, e da quel momento giurai che non l’avrei più toccata”.
Probabilmente fu di parola, ma fu anche fortunato: quei primi rapporti furono sufficienti e Carolina diede un erede maschio al trono.
La peggior coppia fu certamente quella composta dal fratello di Luigi XIV, Filippo duca di Orleans,
detto “Monsieur”, un travestito che alle donne preferiva di gran lunga gli uomini, e Elisabetta Carlotta, figlia dell’elettore del Palatinato.
In molti avevano contrarietà economiche su questa unione, ma il re decise che si doveva procedere per assicurare continuità alla stirpe.
Inoltre, l’amante di Filippo duca di Orleans, il cavaliere di Lorena, era sospettato di avere avvelenato, in un attacco di gelosia, la prima moglie di Monsieur, la bella principessa Henrietta d’Inghilterra, ciò convinse il re che una seconda moglie brutta avesse maggiori possibilità di sopravvivere.
Luigi XIV ebbe ragione perché Filippo ed Elisabetta Carlotta ebbero tre figli, anche se si odiavano con litigi continui.
Uno dei motivi di liti furibonde era che lui indossava i vestiti ed i gioielli di lei o li dava ai suoi amanti, ovviamente maschi.
I pettegolezzi di corte dicono che l’unica cosa che questa coppia aveva in comune era il piacere di scoreggiare, che entrambi facevano senza risparmio di luoghi e circostanze.
Chi avrebbe mai detto che il peto unisce ?