Le coppie famose
Maria Evita Duarte de Peròn, nata Eva Maria Ibargueren, a Los Toldos, il 7 maggio 1919, era figlia illegittima di un piccolo proprietario terriero e di una cuoca basca.
Juan Domingo Peròn, nato a Lobos l’8 ottobre 1895, apparteneva ad una buona famiglia borghese.
I due costituiranno una coppia astrologica TORO/BILANCIA.
Eva aveva lasciato la famiglia giovanissima per diventare attrice, in un paese bigotto dove essere figlia illegittima era un marchio di disprezzo e dove la donna aveva un ruolo subalterno al maschio.
Peròn era l’autentico argentino anche nell’aspetto, con i tratti del meticcio, che indicavano l’origine indigena della madre, discendente da una tribù della Patagonia, e con quelli del padre europeo.
Juan aveva fatto l’accademia militare e la carriera di ufficiale in un paese divorato dalla corruzione, con milioni di lavoratori sfruttati ed indifesi.
In questo quadro, Peròn si diede alla politica, ma è impossibile comprendere la sua ascesa senza guardare alla donna che gli stava accanto.
Evita e Peròn si incontrarono casualmente nel gennaio del 1944, in occasione di una raccolta di fondi per le vittime del terremoto.
Lui era già l’uomo politico più importante dell’Argentina, mentre lei solo un’attrice di secondo piano.
Peròn aveva 49 anni ed era rimasto vedovo; Evita aveva 25 anni, era in cerca di successo, dopo avere conosciuto da piccola la fame e l’emarginazione legata alla sua origine.
Evita aveva una inesauribile ambizione e voglia di rivincita, aveva cercato di sfondare nel mondo dello spettacolo, ma Hollywood era un sogno irrealizzato.
Il loro fu un incontro tra due personalità a cui mancava il compagno giusto; si attrassero subito perché, benché diverse, erano complementari l’una per l’altra.
Peròn era scettico ed opportunista, capace di conquistare la fiducia della gente, ma egoista e senza scrupoli; Evita era ottimista, schietta, si dava totalmente a chi la amava, ma senza pietà per chi la tradiva.
Peròn le diede incarichi politici nel sociale, che incanalarono la sua inesauribile energia e desiderio di riscatto; lei dimostrò straordinarie capacità organizzative e portò avanti le tematiche femminili, come il diritto al voto per le donne.
Il loro rapporto durò dieci anni e produsse risultati simili ad un laboratorio sociale, dove i lavoratori, gli industriali, le forze armate e la Chiesa furono chiamati a lavorare insieme per il bene dell’Argentina.
La loro unione fu un rapporto totalizzante, che univa l’amore pubblico per il paese ad una profonda complicità, ma però non fu mai una vera passione.
Evita diceva di sé: “Senza nessuno sforzo, come se fossi nata per questo, io mi sento la madre dei poveri, lotto gomito a gomito con gli operai e mi considero la sorella maggiore di tutte le donne che hanno fiducia in me.
Aveva solo 33 anni quando, il 26 luglio del 1952, morì per un tumore all’utero che le produsse una dolorosissima fine.
Al suo funerale parteciparono 2 milioni di persone, perché il suo rapporto con la gente fu emozionale e mistico.
La carriera politica di Peròn continuò anche se al suo fianco non c’era più Evita, ma bastò il suo ricordo a sostenerlo, perché il popolo argentino non l’ha mai dimenticata.
Il testamento di Evita è una vera dichiarazione al suo uomo ed all’Argentina: “Le mie ultime parole sono le stesse del principio: voglio vivere eternamente con Peròn e con il mio popolo. Dio mi perdonerà se preferisco restare con loro, perché anche Lui è tra gli umili; in ogni descamisados ho sempre visto Dio che mi chiedeva un po’ d’amore e non gliel’ho mai negato”.
Quando Evita morì, Peròn decise di fare imbalsamare il corpo, prima di esporre la salma al pubblico.
Dopo il colpo di Stato contro Peròn del 1955, la mummia di Evita venne fatta sparire ma non fu distrutta, perché venne conservata da un alto ufficiale, che sviluppò per essa un morboso rapporto, conservandola nella propria abitazione per ammirarne la bellezza.
Quando il nuovo dittatore seppe della cosa, ordinò che il corpo di Evita fosse seppellito all’estero e per confondere la cosa vennero realizzate varie copie della mummia.
Il vero corpo di Evita fu tumulato sotto falso nome a Milano ed in seguito in Spagna, dove Peròn era in esilio.
Nel 1974 la salma ritornò in Argentina dove riposa nel cimitero della Recoleta, A Buenos Aires.
Juan Domingo Peròn si spense l’1 luglio 1974, ad Olivos; anche il suo corpo ebbe macabre traversie e, nel 1987, la vedova si vide recapitare la richiesta di un consistente riscatto in cambio della sciabola e delle mani amputate dell’ex presidente.
I due avevano generato amori enormi ed odi profondi, seguendoli anche dopo la morte.
Evita fu considerata dai suoi seguaci una Santa e dai detrattori una Prostituta; entrambe le definizioni furono esagerate, perché lei fu una donna fedele al suo uomo, che amò autenticamente, ed ai suoi ideali, in cui credete con limpida sincerità.
Certamente meno esclusivo fu l’amore di Peròn, che trovò sempre spazio per altre donne, con tre matrimoni (uno prima ed uno dopo di quello con Evita) ed innumerevoli relazioni, specie con donne molto più giovani di lui.