
Secondo il report annuale di omofobia.org, gli episodi di omotransfobia denunciati in Italia tra aprile 2022 e marzo 2023 sono 115 e hanno colpito 165 vittime distribuite in 62 località.
La situazione in Italia non è buona: nel rapporto Rainbow Europe 2023 il nostro Paese si posiziona al 34° posto per i diritti LGBT+.
Per quanto riguarda l’omotransfobia ovvero i crimini compiuti sulla base dell’odio e della discriminazione in base all’identità sessuale, in Italia nel 2023 tra le vittime che hanno denunciato, 50 hanno subito aggressioni singole, 32 sono state vittime di aggressioni in gruppo o in coppia (19% del totale). Si sono registrati anche 2 omicidi, 4 suicidi, 1 tentato suicidio e 76 atti non aggressivi ma comunque di grave rilevanza penale.
Secondo Arcigay che adotta un metodo di analisi più stringente, negli ultimi 12 mesi in Italia abbiamo assistito a 133 storie di odio contro persone LGBTQIA+. Dati probabilmente sottostimati, perchè uno dei più grandi alleati dell’odio contro le persone LGBTI è il silenzio.
Si è notato che i picchi di violenza si verificano in concomitanza con il dibattito politico sui diritti LGBT+ e ciò in qualche modo conferma l’idea che la violenza omofoba è, per alcuni, una forma di espressione politica. È evidente ci siano responsabilità della politica sulla mancanza di una legge contro l’odio omobitransfobico.
A queste forme si aggiunge poi la violenza domestica, specie a danno di ragazzi giovani che si trovano costretti ad abbandonare le loro case perché le famiglie non accettano la loro identità.
Gay Help Line dichiara che il 41,6% delle persone che hanno chiamato in cerca di aiuto subisce violenza omotransfobica in famiglia in seguito al coming out e le vittime sono per il 31,6% giovani tra gli 11 e i 26 anni e per il 15% minori LGBT+.
Lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato: “Omofobia, bifobia e transfobia costituiscono un’insopportabile piaga sociale ancora presente e causa di inaccettabili discriminazioni e violenze, in alcune aree del mondo persino legittimate da norme che calpestano i diritti della persona. […] Contro le manifestazioni di intolleranza, dettate dal misconoscimento del valore di ogni persona, deve venire una risposta di condanna unanime. È compito delle istituzioni elaborare efficaci strategie di prevenzione che educhino al rispetto della diversità e dell’altro, all’inclusione”.
Sono necessarie e urgenti delle misure legislative che possano tutelare dalla violenza e dall’odio, ma il governo Meloni non ha certo tra le sue priorità i diritti della comunità LGBT+. Anzi, come già in Russia, il rischio è di fare passi indietro e che l’attuale clima politico giustifichi in qualche modo l’intensificarsi violenze e odio.
numa