Prosegue la linea dura di Trump all’uso dei bagni per le Trans
Le trans in America non possono più scegliere liberamente in quale bagno pubblico andare e sono costretti ad usufruire obbligatoriamente di quello in linea con il loro sesso di nascita.
Lo ha sancito anche in Texas la Legge SB 3 il mese scorso, una misura del Senato passata favorevolmente con 8 voti a 1 e che impone misure restrittive per l’uso dei bagni per tutte le persone transgender.
Si tratta di una decisione schierata con le politiche del Presidente Trump, che un mese dopo il suo insediamento alla Casa Bianca aveva annullato la norma dell’ex Presidente Barack Obama che consentiva, tra gli altri, agli studenti di scegliere liberamente in quale toilette e spogliatoi andare, in base all’identità sessuale con cui meglio si identificavano.
La notizia è tornata recentemente alla ribalta della cronaca quando Amber Briggle, una mamma attivista nella tutela dei diritti di chi si riconosce nel movimento LGBT (sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender), ha pubblicato su Facebook una foto del figlio “transgender” Max in lacrime sul pavimento fuori dall’ufficio del Governatore del Texas, Greg Abbott. La foto è stata scattata il giorno in cui è passata appunto la Legge SB 3 e mostra la Briggle intenta a consolare il figlio, disperato a suo dire, all’apprendimento della notizia.
Max, il figlio della donna, è nato biologicamente femmina con il nome Mary Grace, ha solo 9 anni ma tre anni fa aveva deciso di essere un maschio, e nell’aprile di quest’anno gli è stata cambiata anche l’identità di genere sui documenti. La madre, che lo supporta pienamente, in un’intervista rilasciata alla rivista Huffington Post, ha spiegato: “Sono stufa di vederlo così: mio figlio dovrebbe pensare solamente a giocare e alla scuola, come tutti i bambini della sua età, e non doversi preoccupare di quale bagno utilizzare o di subire atti di bullismo perché è transgender” . E ancora: “Ho deciso di pubblicare la foto in cui lo consolo perché a me fa commuovere molto e spero che scuota le coscienze di chi nega i diritti alla comunità trans”.
Al di la del fatto che nessuno al di fuori dei componenti dello stesso nucleo famigliare può sapere esattamente quali siano le dinamiche che possono portare un bambino di tenera età ad avere già una certezza così granitica nel voler cambiare sesso, viene da domandarsi se tutta la faccenda, seppur a suo modo toccante perchè fa leva sull’empatia che tutti i genitori in teoria provano nel vedere un figlio in lacrime, non stia sfociando in una strumentalizzazione politica da parte di una madre che ha scelto di far diventare il figlio “un simbolo” per le sue personali lotte. Intanto la foto pubblicata ha fatto il giro del mondo, suscitando clamore, assensi ma anche indignazione. Insomma, l’importante è che se ne parli.