Alexander Pope scriveva: “Alcuni lodano al mattino quello che hanno disprezzato la notte, tuttavia pensano sempre che l’ultima opinione sia quella giusta”.
Ci chiediamo quanto sarebbe stata migliore la condizione della donna se la Genesi biblica non avesse accusato Eva di avere tentato Adamo con una mela. Magari se fosse accaduto il contrario, ovvero, Adamo avesse tentato l’innocente Eva con una banana.
Invece, poiché fu proprio Eva a tentare Adamo con una mela, ma vediamo che anche l’indicazione di questa nasce da un errore di traduzione (non era una mela, bensì genericamente un frutto). Divenne facile accusare la femmina peccatrice di allontanare l’uomo virtuoso dalla retta via ricorrendo alle arti del sesso, inteso come strumento del male.
Ciò era doppiamente vero per l’amante di un sovrano.
La maggior parte delle donne conduceva le proprie relazioni illecite discretamente o in gran segreto. Mantenendo però una immagine esteriore di casta moralità. Mentre nel caso dell’amante di un re le cose andavano diversamente, proprio in virtù della sua posizione.
Tutti sapevano che l’amante reale faceva sesso con un uomo che non era suo marito.
Inoltre, per quanto un paese fosse scontento del governo del proprio sovrano, esprimere contrarietà ed era considerato tradimento. Per cui l’amante del re diventava un facile ed alternativo bersaglio della rabbia popolare e del malcontento della corte.
Qualunque cosa facesse e comunque si comportasse era assolutamente impossibile per la favorita conquistarsi il favore della opinione pubblica.
Quando la favorita partoriva i figli del re, era considerata una puttana che metteva al mondo dei bastardi. Se però non lo faceva, era considerata ancor peggio: una puttana sterile.
Tutto veniva vestito di un mantello di negatività.
Se la favorita era bella, la sua bellezza era un frutto del demonio per sedurre un innocente re.
Invece se la favorita era brutta, si diceva che il sovrano avrebbe meritato di meglio.
Se la favorita viveva nel lusso, veniva accusata di sperperare i soldi delle tasse pagata dalla povera gente.
Infine se invece viveva modestamente, l’accusa era di sminuire il decoro del re.
Le amanti appartenenti a potenti famiglie della nobiltà spesso si intromettevano nei problemi politici ed organizzavano i parenti in fazioni, causando conflitti a corte.
A causa di queste insidie, molti sovrani evitavano di unirsi a belle dame dell’aristocrazia e sceglievano amanti di origine borghese. Anche perchè di solito queste erano più riconoscenti e bisognose dei i benefici ottenuti, ma anche meno inclini all’intrigo.
Solitamente la borghesia vedeva con compiacimento l’ascesa di una donna della propria classe sociale, mentre i nobili erano riluttanti ed invidiosi quando una estranea al loro cerchio giungeva agli interessi del re, considerando questo come l’invasione di un ruolo sacro.
Le amanti connazionali erano meglio tollerate di quelle provenienti da altri paese. Queste ultime infatti erano spesso sospettate, e non sempre a torto, di essere spie.
Quando nel 1736, Giorgio II fece venire da Hannover l’amante tedesca, Madame Walmoden, e la creò duchessa di Yarmouth, i suoi sudditi si chiesero perché non potesse accontentarsi di una puttana inglese.
Si diceva:”Dopo tutto, di puttane in Inghilterra, ce ne sono in grande quantità e costano meno”.
Quando si dice della saggezza popolare, questa ne è veramente una perla!