la bellezza non basta fa parte della rubrica il piacere attraverso la storia presenti sul piccole magazine,circuito di piccole trasgressioni
Il noto poeta inglese Alexander Pope scrisse:”Non sono le labbra né gli occhi, ciò che definiamo bellezza, ma l’armonia di tutto l’insieme”.
Questa enunciazione, frutto dell’esperienza e della osservazione è la guida per capire quali qualità deve avere una donna per essere una perfetta amante reale.
Il solo talento sessuale non era sufficiente ad elevare una donna al rango di favorita di un sovrano, che nel proprio regno poteva avere tutte le donne che suscitavano il suo interesse, senza il bisogno di conferire loro il titolo di amante ufficiale ed i relativi emolumenti.
I servitori del re, conoscendo i gusti del padrone, spesso gli portavano qualche prostituta di straordinaria bellezza e la donna era più che contenta di ricevere una moneta d’oro nel momento in cui veniva accompagnata alla porta.
Le cameriere che facevano servizio a corte, talvolta suscitavano l’improvvisa libido del re e ben volentieri la soddisfacevano, dopo di che riprendevano il loro umile lavoro.
Le dame di corte, invece, si intrattenevano piacevolmente con il re: solitamente si trattava di cene intime seguite da un rapporto sessuale ricompensato con un costoso gioiello.
A differenza delle prostitute e delle cameriere, le nobildonne potevano diventare “favorite”, con il titolo di maitresse-en-titre, qualora il re avesse deciso di conferire loro tanto onore, ma il più delle volte non lo faceva.
Le doti, che facevano di una donna una autorevole candidata all’invidiabile ruolo di amante reale, dovevano essere diverse, ma il requisito della bellezza non era il più importante.
La bellezza poteva essere una condizione necessaria per ottenere un primo approccio, ma poteva non essere la condizione sufficiente per mantenere la posizione.
Quindi, ritenere che la bellezza sia il requisito principale di un’amante reale è decisamente un errore.
Infatti, la donna che conta soltanto sul proprio aspetto fisico e non offre altro, non dura a lungo.
La bellezza priva di intelligenza e di vivacità porta a qualche rapido incontro e nulla più.
Al contrario, più di una donna priva di particolare bellezza fisica conquistò il cuore di un re.
Ci riuscì con frequenti incontri grazie ai quali il sovrano poté apprezzarne la bellezza interiore, il carattere aperto, l’intelligenza vivace e l’arguzia, fino a pregustare la sua conversazione brillante.
Gli stupidi, spesso ridacchiarono perché il re si era preso un’amante brutta, dimenticando che ci sono qualità che non si apprezzano con i soli occhi.
L’amante reale si rendeva insostituibile, con o senza bellezza, con o senza talento sessuale, perché soddisfaceva i cinque sensi del re.
Lei, era sempre pronta a conversare allegramente anche quando era stanca; a fare l’amore a qualsiasi ora, anche quando non stava bene; a soddisfare ogni suo capriccio ; a servirgli i cibi preferiti; a condividere i suoi malesseri; a massaggiagli i piedi; ad arredare le sue case e ad allevare i suoi figli illegittimi, talvolta avuti con altre donne.
Tutto questo, per giunta, doveva essere fatto con serenità e buon umore.
Furono pochissimi i regnanti che trovavano piacevole lasciarsi andare a passionali litigi con le proprie amanti, e dunque, la perfetta favorita non rivolgeva mai rimproveri, non si rabbuiava, non faceva mai scenate di gelosia; dall’alto della sua importante posizione, sceglieva con cura le proprie battaglie e solo raramente tirava fuori gli artigli.
In presenza del re, la sua amante non doveva mai lamentarsi, né apparire stanca, indisposta o triste; al contrario, doveva sempre portare una maschera di radioso buon umore con cui nascondere qualsiasi problema o malessere,
Come ci narra il duca di Saint-Simon, nobiluomo alla corte di Luigi XIV :”Non c’era altra possibilità che fingere … e non dare alcun segno di disagio … Stare male era un crimine imperdonabile”.
L’amante reale era una attrice, una teatrante, che impersonava un ruolo con regole ben precise, per cui fingeva e fingeva sempre, anche simulando un piacere che non provava, faceva l’amore senza averne alcuna voglia.
Al contrario, è estremamente raro sapere di una regina che si sforzasse di compiacere il proprio re.
Dunque l’amante si dava da fare con tanto ardore e la moglie, la regina, non muoveva un dito.
Il motivo è nella struttura sociale delle cose, che incidono sulla psicologia dei soggetti.
L’amante poteva essere allontanata in qualsiasi momento, a differenza della regina, che a palazzo era qualcosa di permanente, fino alla morte.
La regina/moglie qualunque fosse stato il suo comportamento, fatta eccezione per casi di eclatante adulterio, avrebbe comunque mantenuto la propria posizione, mentre l’amante, invece, poteva perdere tutto da un momento all’altro.
A ben guardare, ciò può accadere anche ai nostri giorni e non occorre che vi siano re o regine.