Madame de Pompadour, nonostante quanto fece per l’industria e l’arte francese e pur essendo fortemente generosa, fu bersaglio di aspre critiche ed atroci libelli per tutto il tempo in cui fu la favorita del re.
Luigi XV aveva scelto una donna della media borghesia per avere l’onore di essere la sua amante. Così molti aristocratici erano semplicemente gelosi della sua posizione, che consideravano immeritata perché non aveva sangue nobile.
Per questo, non cessavano di deriderla per le sue origini e per il suo cognome da ragazza “Poisson”, in francese significa pesce, indicando l’umilissima provenienza della famiglia, probabilmente con antenati pescatori.
La Marchesa di Pompadour, in occasione di un banchetto, una volta trovò sotto un tovagliolo una poesia nella quale si fantasticava potesse avere una malattia venerea.
Lontano dalla elegante, ma velenosa corte, il popolino si divertiva a deriderla negli avvinazzati discorsi delle taverne e ad affiggere ai muri feroci libelli.
Al suo arrivo a Versailles, i nobili la accolsero malamente considerandola una donna estremamente comune. Il conte di Maurepas scriveva: “E’ una borghesuccia che qui è fuori posto. Creerà un sacco di problemi se non si riuscirà a farla sloggiare”.
Il duca di Luyne, con analoga preoccupazione ma con scarsa intuizione, scriveva:”Con tutta probabilità sarà un capriccio passeggero, non una vera e propria amante”.
I nemici di Madame de Pompadour sparlavano di lei tra il popolino, avendo cura di diffondere ad arte notizie false. Così esageravano ogni suo comportamento, additandolo come stravagante e gonfiavano enormemente le cifre da lei spese.
Quando nel parco della reggia di Versailles allestì un piccolo teatro per divertire il re, a Parigi si sparse la voce che era costato una somma spropositata, pagata con il denaro delle tasse dei cittadini.
Quando Madame si recava a Parigi, la città in cui era nata e che preferiva a Versailles, la sua carrozza veniva fatta segno dal lancio di uova e fango. Inoltre lei stessa fischiata e persino minacciata di morte.
L’odio si acuì dal 1757. Dal momento in cui quindi la Pompadour si occupò della conduzione della guerra dei Sette Anni, in cui circa 200.000 francesi erano morti o rimasti feriti.
A causa di questa guerra il tesoro nazionale era stato prosciugato e le tasse erano aumentate. Perciò Madame de Pompadour divenne oggetto di frequenti minacce di morte, alcune delle quali comparivano misteriosamente sul suo caminetto.
Quando l’odio divenne così intenso ed ebbe il sopravvento sull’invidia, l’odiata favorita del re cadde in una profonda depressione. Iniziò a soffrire d’insonnia e malesseri che la portarono ad assumere farmaci.
Poi finalmente arrivò la pace. Nel 1763, la Francia che aveva disastrosamente perso la guerra, dovette cedere la maggior parte dei propri possedimenti in America.
Per le devastanti perdite, in termini di vite e ricchezze, il popolo francese non incolpò il re Luigi, che rimase “il Beneamato”, ma la sua diabolica amante.
Madame de Pompadour, la cui salute non era mai stata florida, soffrì terribilmente per questo.
Sentiva le velenose invettive dell’opinione pubblica nella propria carne ed un giorno sospirò:”Se morirò, sarà per il dolore”.
Certamente la vita di questa donna, al di là di ogni mitizzazione, non fu nell’intimità felice.
E’ sicuramente un simbolo di potere, di successo, di bellezza, di ricchezza, ma non di felicità. Quanti vedono nell’esteriorità l’obiettivo da perseguire, dovrebbero leggere attentamente la vita di questa donna, morta poco più che quarantenne di edema polmonare.
Gli antichi Greci avrebbero detto che chi muore giovane è caro agli dei, perché gli tolgono la rovina della vecchiaia. Quest’ultima però, con l’ausilio del tempo, cancella il ricordo degli errori.
I parigini salutarono la sua morte con un irriverente epitaffio: “Qui giace colei che per vent’anni fu vergine, per sette puttana, e per otto mezzana”.
Il corpo di Jeanne Antoinette Poisson, marchesa di Pompadour, detta “Reinette” (Reginetta), riposa nel convento dei Cappuccini a Parigi.