Ciao, dimmi un po’ di te, di quello che fai, di chi sei…
Ciao, mi chiamo Tyfany Stacy ho 26 anni, abitavo a Rio de Janeiro zona nord, sono parrucchiera, makeup artist, cuoca, fotografa, attrice, modella, casalinga, trans, ballerina, militante per i diritti civilli, show-girl ed escort, massaggiatrice e dominatrice (ride)… Sono del segno del leone, un segno di fuoco. Calzo il 38/39 di scarpe; 112 cm di fianchi; mulatta con i capelli ricci.
Quando hai ritenuto di non identificarti nel corpo che avevi?
A 12 anni, quando guardavo mia madre cambiarsi mi sono identificata con la figura femminile, che già sentivo dentro di me. Sognavo di avere un giorno le forme come seno, capelli come hanno tutte le donne, e comparandomi con mia madre ho capito che potevo essere migliore.
Questa sensazione ti ha fatto soffrire?
Quello che più mi ha fatto male è stato il rifiuto dei miei familiari.
Siccome ero molto femminile non c’era modo di nascondere la mia personalità, quindi ho preferito raccontare tutto a mia madre. Lei già sospettava non fossi tanto maschio come i miei fratelli. Siamo figli di genitori Paraíbas e di madre analfabeta, conservatori, dove l’uomo lavora, fa tanti figli mentre la donna si prende cura della casa; dà da mangiare ai bambini e serve il marito.
Come ogni essere umano ha la sua storia, io ho avuto la mia. Oggi, dopo alcuni anni mi trovo in Europa a vendere il mio corpo (che curo molto bene). In Brasile la crisi ha causato enorme disoccupazione ed i lavoratori non hanno impiego perchè il governo non cura gli interessi del popolo.
Quando hai deciso che era il momento di cambiare il tuo corpo?
Quando a scuola ho saputo che potevano portarmi dal medico per il trattamento degli ormoni. La cura era molto costosa ma non vi ho rinunciato e ho messo anche silicone industriale. Non avevo soldi e ho finito per applicare quasi 5 litri di silicone solo nelle parti basse del corpo, poi, dopo i seni rifatti (protesi da 500gr), ho sempre preso ormoni (prendevo i farmaci in autogestione).
In Brasile le trans non hanno il servizio sanitàrio come tutti, perciò per curarci ci aiutiamo tra noi trans e travestiti.
Hai già un’idea completa di come vorresti essere?
Logico, il Brasile è riferimento di bellezza; ci sono donne bellissime; abbiamo un paese con molta diversità. Già sapevo che volevo avere tantissimi attributi, come il culo e il seno, d’altronde tutte le donne del leone adorano stupire.
Ho quasi 5 litri di protesi in silicone industriale da 500 ml, ma mantengo il mio corpo in palestra e mi alimento bene.
Hai un’immagine di riferimento del corpo che vorresti avere?
Quello di donna brasiliana con tutti quei caratteri di diversità che si trovano nei luoghi dell’America. Cos’altro voglio di più?
Cosa ti ha reso felice nel tuo percorso di transizione?
Ho imparato molto, ho avuto molti amici e ho appreso che la vita familiare si basa su coloro che ti vogliono bene e ti aiutano per come sei. Ho imparato anche che i legami di sangue non significano più niente, con tutte le atrocità commesse dai nostri parenti, dove i figli diventano vittime. Non sappiamo più di chi fidarci; persino i nostri parenti possono ucciderci. Il mondo ha bisogno di pace, rispetto e di educazione.
Hai avuto un amico che ti ha accompagnato in questo percorso?
Come tutte le trans ho avuto i mie disagi personali, in cui ho dovuto cercare aiuto medico e dagli amici. Le persone che ti vogliono bene sono fondamentali per la nostra vita, nonostante ciò credo ancora nell’amore, nella bontà delle persone e nel denaro.
Rifaresti tutto quello che hai fatto o c’è qualcosa che cambieresti?
No, non rifarei proprio tutto: non metterei il silicone nel mio corpo. Non ho rimpianti per lo stile di vita che ho scelto ma senza silicone la mia salute sarebbe certamente migliore.
Quali difficoltà hai trovato per arrivare in Italia?
Ho pagato quasi 15.000 euro e poi me la sono sbrigata da sola. Ero disoccupata, ho perso il mio appartamento ed il lavoro; ho avuto la depressione per quasi un anno, ma era l’unico modo per conoscere e lavorare in Europa. Questo è il tributo che ho pagato ed ora sogno di studiare Psicologia.
Dimmi qualcosa che vorresti dire in questa intervista, in assoluta libertà, che non ti abbiamo chiesto.
Mi piacerebbe dire che ognuno ha il diritto di prendersi cura della propria vita come meglio crede. Nessuna religione può cambiare il tuo carattere e il tuo modo di esprimerti. Tutti al mondo hanno bisogno di rispetto, di educazione e di pace, concetto che ripeto perchè è molto sentito in me.