Interviste

Intervista a Nadia Girardi, Presidente Arcigay Basilicata

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“La chiusura della sede è una brutta sconfitta per la regione”

Buongiorno Nadia. Dunque, tanta fatica ed impegno per aprire la sede a Potenza e poi…
…alla fine hanno vinto l’indifferenza e il bigottismo. Le Istituzioni e il Comune non ci hanno aiutato economicamente per far fronte alle spese che tutti i mesi dovevamo sostenere per tenere la sede aperta. Un vero peccato, perché finalmente, dopo 3 anni dalla nascita di Arcigay Basilicata, nell’ultimo avevamo trovato una sede stabile a Potenza con due stanze; una che serviva da ufficio e una da sportello di ascolto con la psicologa per le persone che si rivolgevano a noi per aiuto.

Un vero peccato. Come mai questa “sordità” da parte degli Enti Locali?
La Basilicata è un terra molto chiusa e ghettizzata, c’è una forte chiusura mentale. Non è stato affatto facile aprire una sede qui a Potenza, riconosciuta a livello nazionale dall’Arcigay. Quando abbiamo inaugurato, il 13 ottobre 2016, eravamo molto contenti, inizialmente qualche politico e privato ci aiutavano con donazioni ma poi la cosa è andata scemando. Riuscivamo a sostenerci anche grazie al tesseramento ed alle iniziative, ma nel tempo la gente che prima ci contattava è sparita e noi del Direttivo dovevamo pagare tutto di tasca nostra; alcuni non hanno un lavoro e capisci che ad una certa, abbiamo dovuto chiudere.

La chiusura della sede ha fatto intervenire Vladimir Luxuria, ex parlamentare ed attivista lgbtqi.
Si, Vladimir ci ha supportato fin dall’inizio, ha partecipato anche come madrina al Gay Pride organizzato da noi la scorsa estate, scegliendo lo slogan “La Potenza dell’Amore”. Nei giorni scorsi, ha commentato su Twitter che si rammarica del poco aiuto dato alla nostra sede, perchè così i giovani lucani non hanno più un incentivo ed punto di riferimento a restare e così se ne vanno via, verso città più aperte mentalmente.

 

Eppure voi vi siete dati molto da fare sul territorio di Potenza e Matera.
Si, insieme al Direttivo, formato dalla psicologa Chiara Sassano, dal vice-presidente Antonella Giosa (che è una mamma) dall’avvocato Morena Rapolla che è il segretario, e poi da Marco, Vita, Rosa, Lucia ed Elvio, mio amico da una vita intera, abbiamo dato luogo a tante iniziative.
Presentazioni di libri, pride, rassegne cinematografiche, banchetti informativi, mostre sulla comunità lgbtqi. Abbiamo fatto davvero tanto, ricevendo anche gli elogi del presidente dell’Arcigay Nazionale Flavio Romani, per tutto il nostro impegno profuso in così pochi anni. Evidentemente non è bastato.

Come aveva risposto la gente del posto, alla nascita della sede?
Le persone cosiddette “normali” erano scandalizzate, vedevano del torbido nell’apertura della sede Arcigay, ci siamo scontrati con moltissimi pregiudizi e stereotipi, che vedono i gay come “pagliacci” e le trans come prostitute e persone poco serie.
Ma ricevevamo tantissime richieste da parte di persone con problemi d’identità di genere e che avevano paura di uscire allo scoperto, fare “outing”, come si dice. Da lì era nata appunto l’esigenza di avere una sede stabile, per dare un punto di riferimento fisso alle persone che venivano a trovarci.
Poi, quando ci siamo costituiti come Direttivo, tutte queste persone che prima ci cercavano, sono sparite.

Per quale motivo?
Probabilmente per paura e a causa delle famiglie che ci vedevano come il male. Molti giovani non hanno avuto il coraggio e la determinazione di dichiararsi e si sono allontanati. E’ tutto demotivante, la sede doveva essere un punto d’incontro vivo, di persone motivate e interessate; così però hanno vinto il pregiudizio e la paura ed è un peccato.

Come si sconfigge l’omofobia?
Purtroppo la mentalità della gente di questi posti è difficile da cambiare, non c’è nulla da fare. Oltretutto, Potenza è un grande paese, non è una città grande come Milano o Bologna, dove regna il motto del “vivi e lascia vivere”…qui ci si conosce tutti e le persone hanno paura del giudizio altrui.
Sicuramente, bisogna lavorare molto sull’informazione e far capire che chi appartiene alla comunità lgbtqi sono persone esattamente come tutti gli altri, con gli stessi diritti di essere riconosciuti con dignità dalla società e non ghettizzati.

La sede ha chiuso ma è rimasto attivo il punto di ascolto.
Certo! Noi siamo sempre presenti e battaglieri, qualsiasi cosa accada, sul territorio. Io sono sempre a completa disposizione per qualsiasi persona abbia bisogno di aiuto e supporto. Per quanto riguarda la sede, se ci danno degli spazi gratuiti, ci saremo di nuovo. In ogni modo, lo sportello è ancora attivo tutti i giorni telefonicamente, così come la psicologa che fornisce consulenze gratuite. Non ci arrendiamo e speriamo per il meglio.

 

 

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