La nostra inviata speciale Safira Bengell, Commendadora e attivista per i diritti LGBTQIA in Brasile e nel mondo, ha intervistato per voi il famoso stilista di moda brasiliano Antonio Oliver. 66 anni, nato nella città di Rio Grande do Norte.
Antonio Oliver ha sempre cercato di esaltare la bellezza della donna costruendo, grazie alla sua fantasia e straordinaria creatività, delle collezioni uniche. In queste infatti sogno e realtà si incontrano per dare vita a uno stile estremamente femminile e contemporaneo. Permettono quindi alla donna moderna di uscire dai panni rigorosi della manager in carriera indossati di giorno ed entrare in quelli della principessa nelle serate e nelle occasioni speciali.
Buongiorno Antonio, è un piacere incontrarti. Come è nata la tua passione per la moda?
Quando avevo 16 anni. Un giorno, vidi il mio vicino, l’amico della sarta di mia madre tagliare un pezzo di modello in modo che non conoscevo. Mise il tessuto sul tavolo e poi un aggiungere un paio di pantaloni sul pezzo precedente in un modo molto particolare. Allora, anche io tentai di tagliare un pantaloncino nello stesso modo. Era così moderno, e poco a poco iniziai a sviluppare modelli miei e a produrre abiti.
Hai frequentato una scuola di moda per perfezionarti?
Sono sempre stato molto orientato all’arte e quando avevo 22 anni sono andato a Rio de Janeiro per lavorare all’ufficio postale. Ma non ho mai abbandonato il cucito. Ho frequentato la Scuola Superior de Propaganda e Marketing di Rio de Janeiro e ho anche studiato canto lirico per 3 anni. Facevo infatti parte di un coro di 60 persone negli anni ’80 (adoro Maria Callas). Nel 1989 ho aperto un’atelier, di buon successo, chiamato Corpo Corente. In seguito, ho incontrato Milton Cunha, famoso stilista brasiliano, e da lì ho avviato una partnership tra sfilate e concorsi.
Dopo pochi anni però è iniziata la tua avventura italiana, come è andata?
In Brasile avevo iniziato a tenere corsi di sartoria e diretto l’agenzia di moda Convention Modas de Arcadio Vieira, creando costumi per vari pezzi teatrali. Ho firmato i costumi di Mambo Italiano (film interpretato dall’attrice Sofia Loren negli anni ’60) al Teatro San Babila e del Musical Fashion Show al CIAK Theatre con Iva Zanicchi .
Tornando alla mia avventura italiana, iniziò quando incontrai Anna Lou, una modella brasiliana, che mi invitò a vivere a Milano.
Una proposta irresistibile quindi per uno stilista, vivere nella capitale della moda.
Era il 1992: ho proseguito gli studi nella prestigiosa Scuola di Moda “Burgo” e ricordo che lavorai a porte blindate per 2 mesi per creare collezioni favolose. E’ qui che ho fondato il marchio Confezioni Antonio Oliver dedicato all’alta moda( con sede in Via Giuseppe Piazzi, 1 – Milano).
Sempre nello stesso periodo, conobbi Claudia Cuba, una donna d’affari di successo. Era venuta da me per farsi fare un vestito per partecipare ad uno dei più famosi spettacoli di bellezza: Miss T World di Safira Bengell.
Immagino che quell’evento fu una grossa vetrina per il tuo lavoro.
Assolutamente si, pubblicizzò al massimo il mio lavoro e le mie collaborazioni. Successivamente, attraverso un amico brasiliano che studiava all’Istituto Mrangoni, ho iniziato a collaborare con varie Scuole di Moda, come L’Istituto Marangoni, l’Istituto Europeo di Design (IED) presso il quale sono docente, e il Politecnico di Milano.
Nel 2010 il programma televisivo internazionale Brasil mi intervistò per il programma “Afternoon” con la storia “Brailleiro fa la moda a Milano”.
In quel periodo io ero occupato in un progetto filatropico di moda iniziato in Brasile a favore dei bambini di vari paesi, insieme a modelle, parrucchieri, truccatori, fotografi e volontari.
Tu sei sempre stato molto attivo nella beneficenza.
Sono sempre stato sensibile alle cause sociali: anni fa ho dedicato un’intera collezione al tema realizzando abiti con materiali riciclati. Nel 2015 ho creato una collezione per un progetto africano usando tessuti provenienti dal Kenya e dalla Nigeria per raccogliere fondi per la costruzione di un ambulatorio in Burkina Faso, dove più di 1.000 donne muoiono ogni anno per mancanza di assistenza alla nascita.
In Brasile invece mi sono speso a sostegno di importanti enti che si occupano soprattutto di bambini come Colibri, l’Orfanotrofio dei Servi di Maria, LARV, “Bambini di strada” e AMAR, con sede a Vila Isabel di Rio, che si prende cura dei bambini di strada e delle comunità povere.
In Italia ho raccolto fondi per i bambini affetti da leucemia di Lecco. Nel 2017 ho ricevuto i Premi Internazionali “Il Dono dell’Umanitá”, dall’Associazione Human Rights and Tolerance Onlus come Ambasciatore dei Diritti Umani, e il Brazil International Designer e AWARDS BRAZIL 2017 dal Presidente Hiran Delagnoli.
Antonio Oliver, per concludere, te la senti di fare un bilancio della tua vita?
Oggi posso quindi dire di sentirmi una persona soddisfatta. In Italia ho imparato molto, non bisogna mai rinunciare ai propri obiettivi, e soprattutto nella vita dobbiamo avere moralità, carattere e determinazione. Sono un uomo molto semplice e le persone mi trattano con molto rispetto. Mi sento felice e grato per tutto e per tutti coloro che credono nel mio lavoro. Nella vita dobbiamo dare per ricevere e credetemi, riceviamo alla fine sempre molto di più.