Nei secoli passati i debiti di gioco costituivano una parte significativa del costo della vita. Era inoltre previsto che coloro che appartenevano alle classi sociali più elevate giocassero a carte ed a dadi scommettendo cifre notevoli.
Il termine “azzardo”, riferito al gioco, deriva dall’arabo Az-Zahrd, che significa “dadi”. Questo perché i primi giochi avevano questo strumento su cui si puntava: in sostanza era la scommessa sul numero che sarebbe uscito.
Molte religioni proibivano il gioco, ma su di esso il cristianesimo fu sempre molto tollerante.
Chi rifiutava il gioco era considerato una persona noiosa o persino un poveraccio.
Inutile dire che molti giocatori subivano pesanti perdite. Queste dovevano essere pagate prontamente: una imprescindibile questione d’onore, ma non solamente.
Carlo II pagò i debiti di gioco di Lady Castlemaine, per tutto il decennio in cui fu sua amante ed ospite fissa a corte e per quello successivo. L’ammontare in valore attuale sarebbe di milioni di dollari.
La nobildonna perdeva e raramente vinceva, somme enormi, quantità di denaro favolose senza battere ciglio.
Lady Castlemaine, nel 1679, tornò in Inghilterra dopo un lungo soggiorno in Francia. Non appena lo seppe, il re informò immediatamente i funzionari della Tesoreria reale. Ciò per metterli in guardia dal momento che Lady Barbara si sarebbe rivolta loro avendo recentemente perso 20.000 sterline in contanti e gioielli in una sola notte di gioco.
Se pensiamo che 20.000 sterline sono oggi l’equivalente di una annualità per uno stipendiato medio e che all’epoca il potere di acquisto di una sterlina era mille volte più alto, ci rendiamo subito conto della consistenza di quanto perso.
Athénais de Montespan era un’avida e spericolata giocatrice. Scommetteva cifre notevoli, arrivando al punto di puntare centinaia di migliaia di franchi su una sola carta.
Spesso vinceva e quando perdeva Luigi XIV provvedeva a pagare i suoi debiti.
Una volta, nel giorno di Natale, perse l’incredibile somma di 230.000 sterline. Continuò a giocare e ne vinse 500.000 in una sola giocata puntando su tre carte.
Katharina Schratt fin dall’inizio della sua relazione con l’imperatore d’Austria-Ungheria, Francesco Giuseppe, ebbe il privilegio di vedere appianati i propri debiti di gioco dall’amante.
Katharina di solito perdeva cifre spaventose al Casinò di Montecarlo e sembra addirittura che soffrisse di una sorta di dipendenza dal gioco.
Nel 1890, perse tutto il denaro che aveva portato con sé, un classico di molti giocatori incalliti. Dovette farsi prestare i soldi necessari ad acquistare il biglietto per tornare a Vienna.
Nel 1906, accade nuovamente quando perse almeno 200.000 franchi e si trovò bloccata in Costa Azzurra con il corpo interamente ricoperto di pustole rossastre.
Immediatamente si mise in contatto con l’imperatore, che si arrabbiò a tal punto da lasciare passare alcuni giorni prima di rispondere alle sue richieste.
Poi, le inviò una lettera piena di rimproveri ed il denaro necessario.
L’amante imperiale rispose così: “Mille grazie per la gentile lettera . Il dottore, che in un primo momento aveva pensato a varicella, è ora dell’opinione che sia stato il Casinò di Montecarlo a causare la mia irritazione cutanea. Pare che le pesanti perdite mi abbiano scombussolato prima lo stomaco, poi il sistema nervoso e infine la pelle. Se soltanto Vostra Maestà avesse ereditato l’istinto del gioco di alcuni suoi antenati, sarebbe in grado di capirmi. E così non sarei costretta ad andare per il mondo sfigurata ed incompresa”.
L’imperatore, tanto parsimonioso da scrivere telegrammi urgenti su vecchi pezzi di carta, le inviò questa risposta: “Sono lieto che la vostra salute sia migliorata e spero che ormai vi siate ristabilita. Evidentemente a riguardo della vostra malattia la scienza medica ha fatto una scoperta. Non avevo mai sentito dire che una eruzione cutanea fosse causata dalla sfortuna al gioco”.
Avevano tutti ragione ed oggi la scienza medica ha definitivamente stabilito che la dipendenza dal gioco è una malattia denominata “ludopatia”, con effetti psicofisici su chi ne è affetto.
La ludopatia non è però ereditaria e si può contrarre attraverso la assidua frequentazione del gioco in un periodo di tre/quattro anni.
Desta perplessità che lo Stato, al solo fine di avere introiti fiscali, gestisca la diffusione del gioco d’azzardo, con grave danno per l’individuo e la collettività.