Il sacrificio della seduzione Corte di Versailles Il piacere attraverso la storia

Il Sacrificio della seduzione

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Il sacrificio della seduzione è una rubrica sul piccole magazine, circuito piccole trasgressioni.
il sacrificio della seduzione fa parte della rubrica, il piacere attraverso la storia

Il Sacrificio della seduzione fa parte delle raccolte scritte dal nostro direttore.

Il Sacrificio della seduzione

Il Sacrificio della seduzione

Jeanne-Antoinette d’Etioiles, marchesa di Pompadour, è il simbolo universale dell’amante reale.
Per diciannove anni regnò su Luigi XV, che regnava sulla Francia.
Aveva 24 anni , quando nel 1745, entrò nella corte di Versailles; apparteneva alla classe media e sopravvisse a numerosi complotti con cui alcuni nobili invidiosi cercarono di allontanarla dal re, ma solo la morte la allontanò da lui.
Inizialmente sedusse Luigi con la bellezza ed il fascino, tanto che il conte Dufort de Cheverny scriveva:Non c’è uomo al mondo che, potendo, non vorrebbe averla come amante. Alta ma non troppo, corpo statuario, viso tondo con lineamenti regolari, splendida carnagione, belle braccia e belle mani, occhi non troppo grandi, ma i più luminosi e scintillanti che mai ebbi occasione di vedere. Tutto in lei era armonioso, anche i gesti. A corte eclissava completamente tutte le altre donne, anche quelle molto belle”.

Jeanne Antoinette d’Etioiles, marchesa di Pompadour

Appena il tempo cominciò a minare la sua splendida bellezza, ebbe l’intelligenza di spostare l’attenzione dell’occhio dal corpo alla eleganza degli abiti: una sera si presentò con un abito bordato di pizzi per un valore di 22.500 franchi, il costo di una tenuta.
Ovviamente per una amante la frigidità, da cui Jeanne era afflitta, era un grave inconveniente, ma per compensare questa carenza, lei si dedicava completamente a Luigi.
La Pompadour sapeva essere l’amante del re soprattutto fuori dal letto; sapeva compiacerlo non solamente in quello che aveva tra le gambe, ma in tutto il resto.
Jeanne era una attenta psicologa ed una forte osservatrice, per cui conosceva l’atteggiamento da tenere in quel momento per compiacere il re; sapeva da ogni inflessione della sua voce leggere il suo stato d’animo.
La noia era il male peggiore che potesse affliggere Luigi, ed allora, lei era pronta a richiamare la sua attenzione in mille modi.
Jeanne sapeva recitare, suonare il clavicembalo; conosceva l’arte di parlare e di ascoltare.

Re Luigi Quindicesimo

La Pompadour aveva una enorme cultura e tantissimi interessi, nei quali coinvolgeva il re.
Questa donna amava costruire palazzi e chiedeva al sovrano consigli sulle linee architettoniche e sulle decorazioni; amava la botanica e le fattorie con allevamenti di animali; si interessava della tecnica del taglio delle gemme o del progetto di una manifattura di porcellane.
Uno dei divertimenti preferiti di Luigi era ascoltare l’amante, la quale sapeva alternare argomenti di alto spessore con le più frivole sciocchezze.
Infatti, tutta la corrispondenza che entrava o usciva dalla reggia era controllata dalla polizia e Madame de Pompadour si faceva consegnare le lettere più divertenti e piccanti, che leggeva al re con talento di attrice.
Così, Luigi insieme a lei rideva delle intimità dei nobili di corte, di cui conosceva ogni dettaglio, tramite le missive che si scambiavano con le loro amanti.
Madame fece costruire un minuscolo teatro dove recitava per il re ed i suoi occasionali ospiti.

Reggia di Versailles

Tuttavia, la sua dote più grande era la capacità di ascoltare Luigi, che era noioso, triste e ripetitivo, con sempre i medesimi argomenti: la caccia, le malattie, la morte.
Ovviamente, l’impegno incessante con cui la Pompadour cercava di divertire il re era una fonte di stress notevole, perché doveva essere sempre a sua disposizione e non si concesse mai di mostrare fatica, noia, indisposizione, frustrazione, collera o irritabilità.
Era una donna con una volontà di ferro e questa sua volitività fu sostenuta anche a scapito della sua salute.
Nel 1754, Jeanne perse l’unica figlia, che morì improvvisamente a soli dieci anni, e dopo pochi giorni le morì anche il padre.
Pur distrutta dal dolore, seppe tenere la sua posizione accanto al re, come se nulla fosse accaduto, ma molti anni dopo la marchesa avrebbe detto ad alcuni amici: “Per me la felicità è morta con mia figlia”.
Una volta, la marchesa che amava veramente il re, scrisse ad un amico:”A parte la felicità di essere amata dalla persona che si ama, di certo la miglior situazione esistente al mondo, una vita solitaria e meno brillante sarebbe decisamente preferibile”.

Madame de Hausset

La sua dama di compagnia, Madame de Hausset, che ben comprendeva le fatiche dell’amante del re, un giorno le disse:”Madame, tutti vi invidiano, ma io vi compiango con tutto il cuore”.
In Madame de Pompadour il re aveva una tenera amica sempre pronta ad accorrere a ogni suo cenno.
Luigi aveva perso i genitori quando aveva soltanto tre anni e viveva separato dal resto del mondo come una sorta di semidio, pertanto era inevitabilmente un tipo solitario, ma nel suo appartamento nella reggia di Versailles, Jeanne gli offriva il calore di una casa accogliente e serena.
Da lei riceveva quello che non gli avevano dato i genitori ed i fratelli, ma men che meno la moglie, con cui non aveva nulla in comune.
L’amante, sacrificando notevolmente sé stessa, gli rendeva gradevole l’esistenza, perché riduceva la solitudine di cui solo un re può soffrire tra la gente, dove nessuno è un suo pari.
Quando Madame de Pompadour morì prematuramente, di una morte indubbiamente favorita da diciannove stressanti anni, nei quali fu l’amante, ma non solo, di Luigi XV, egli ne fu distrutto.
Luigi attese quattro anni prima di scegliersi, nel 1768, una nuova amante ufficiale, maitresse-en-titre; fu la prostituta parigina Madame du Barry, ma questa è un’altra storia.

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