IL PREZZO DELLA NEGAZIONE AL RE Il piacere attraverso la storia

IL PREZZO DELLA NEGAZIONE AL RE

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IL PREZZO DELLA NEGAZIONE AL RE

oggi sveliamo qualche mistero su IL PREZZO DELLA NEGAZIONE AL RE

scopri tante curiosità sul passato nella nostra rubrica: oggi parliamo de IL PREZZO DELLA NEGAZIONE AL RE

 

IL PREZZO DELLA NEGAZIONE AL RE

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IL PREZZO DELLA NEGAZIONE AL RE ti toglierà qualche dubbio sul passato

Se qualche marito era felice quando il re decideva di andare a letto con sua moglie e qualche altro sopportava in silenzio, pochi ebbero il coraggio di opporsi a questo desiderio del sovrano.
Una delle prime testimonianze di una simile sfida avvenne durante il regno di
Giovanni Senza Terra (1167-1216).

IL PREZZO DELLA NEGAZIONE AL RE - giovanni senzaterra
L’aristocratico Eustace de Vesci, venne preso in odio dal re “per aver messo nel letto reale una popolana invece della propria moglie”.
Infatti, accadde che re Giovanni passò la notte con quella che credeva una virtuosa nobildonna, avvolta nel buio di un letto feudale a baldacchino. Ma, alle prime luci dell’alba, scoprì che si trattava di una volgare serva, che sostituiva la sua padrona.

IL PREZZO DELLA NEGAZIONE AL RE
Nel 1520, re Francesco I di Francia si recò nella camera da letto di una dama, ma vi trovò il marito con la spada sguainata con l’intenzione di difendere l’onore della moglie, a costo di ucciderla.
Il sovrano infuriato gli disse chiaramente che se avesse fatto del male alla donna avrebbe dato ordine che fosse decapitato. Poi cacciò il marito e si infilò nel letto con la moglie di lui.

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Enrico IV
di Francia dovette lottare contro la ferma resistenza di due mariti testardi e temerari.
Infatti, quando
Gabrielle d’Estrées gli diede un figlio , Enrico temette che il vecchio marito dell’amante, Nicolas d’Amerval, potesse rivendicarne la paternità e sottrarlo alla madre.

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Enrico decise dunque di insistere perché l’amante ottenesse l’annullamento del matrimonio.
Una delle poche motivazioni in base alle quali la Chiesa cattolica concedeva l’annullamento era l’impotenza del marito. D’Amerval quindi si trovò in una posizione davvero poco invidiabile.
Ammettere di essere impotente, spiacevole persino ai nostri giorni, nel XVI° secolo era considerato una vergogna, una disgrazia quasi peggiore della morte.


D’altra parte, contrariare il re poteva mettere a rischio i propri beni e magari la vita: se avesse voluto eliminare il rivale, Enrico non avrebbe avuto difficoltà a farlo assassinare.
Così, d’Amerval dichiarò la propria impotenza, ma non senza affermare che la dichiarazione era falsa e gli era stata estorta: in effetti, d’Amervil aveva avuto almeno 14 figli con altre donne.

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Naturalmente, sulla base della dichiarazione e sulla testimonianza dei servi, il divorzio fu concesso.
Dopo la morte di Gabrielle, nel 1599, ed il successivo infelice matrimonio con
Maria de’ Medici, Enrico ebbe difficoltà di gran lunga maggiori con un marito cornuto. Nel 1609, si innamorò della bella Charlotte de Montmorency: lui aveva 54 anni, lei appena 14.

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All’epoca, Charlotte era fidanzata con un giovane e prestante cavaliere, ma il re fece rompere il fidanzamento e le ordinò di sposare l’innocuo principe di Condé, debole ed omosessuale.
Sfortunatamente per Enrico, l’insignificante sposo si rivelò meno docile del previsto.
Ferito nell’orgoglio, il principe di Condé si sentiva coperto di vergogna per la sua condizione.

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Così un mese dopo le nozze chiese al sovrano il permesso di lasciare la corte e di ritirarsi insieme alla moglie nelle sue tenute in campagna. La risposta del re però fu un irrevocabilmente secco “no”.
Infuriato, Condé affrontò il re e non esitò a definirlo un tiranno ed Enrico minacciò di annullare il vitalizio del principe se avesse lasciato a corte senza il suo permesso. Il principe però non si lasciò intimorire, prese la moglie e se ne andò.

Enrico, allora, si travestì da cacciatore, con tanto di benda su un occhio, e si recò nei pressi della tenuta di Condé nella speranza di potere almeno intravedere l’amata.
Charlotte non lo apprezzò; infatti, quando passeggiando in giardino, scorse il re travestito da cacciatore, si mise ad urlare terrorizzata, finché Enrico non corse via.
Il principe di Condé, temendo un rapimento, decise di portare Charlotte fuori dalla Francia, così fuggirono nei Paesi Bassi; il re profondamente innamorato cadde in una profonda disperazione.

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Nel frattempo, Filippo III di Spagna, cercando occasioni di attrito con la Francia, assicurò al principe di Condé il suo appoggio contro il libidinoso sovrano.
Anche il papa cercò di fare da paciere e la politica europea aveva le acque mosse, con venti di guerra, per l’infatuazione del re di Francia nei confronti di una quindicenne e dalla testarda determinazione del marito di lei nel rifiutarsi di concederla al proprio sovrano.
Con il passare del tempo, il desiderio di Enrico di riavere Charlotte divenne un’ossessione, tanto che si temeva per la sua salute fisica e psichica.
Dopo parecchi mesi, la situazione sembrò sbloccarsi quando il padre di Charlotte citò in giudizio il principe di Condé, affinché divorziasse dalla figlia.

Condé accettò e Charlotte si apprestò a tornare in Francia per diventare l’amante ufficiale del re.
Forse il principe era stanco di lottare contro il proprio re e forse Charlotte preferiva la scintillante vita di corte ad un monotono esilio.
Tuttavia i nemici di Enrico non avevano alcuna intenzione di permettere che la preziosa Charlotte tornasse in patria e le negarono il permesso di rientrare in Francia.
Al che, Enrico non esitò a dichiarare guerra e radunò un esercito per andare a riprendere il suo amore, ma era destino che non vedesse mai più la sua Charlotte.


Il 14 maggio 1610, mentre Enrico era in carrozza insieme ai suoi cavalieri, venne pugnalato a morte dal folle Ravaillac e morì pochi minuti dopo.
A Charlotte non rimase che tornarsene dal marito con la coda tra le gambe ed umiliarsi di fronte alla vedova di Enrico, la regina Maria, che in qualità di reggente era la persona più potente di tutta la Francia.

Oltre a IL PREZZO DELLA NEGAZIONE AL RE, scopri tante altre curiosità sul passato nella nostra rubrica Il Piacere Attraverso la Storia.

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