Un proverbio inglese recita: “La bellezza è potente, ma il denaro è onnipotente”.
Un gruppo di nobili francesi visitò un vecchio castello in restauro un giorno imprecisato del 1860.
Tra questi c’era l’amante di Napoleone III, una affascinante italiana, Marie Anne de Ricci, contessa Walewska. Essa aveva sposato il figlio di Maria Walewska e di Napoleone Buonaparte.
La contessa osservò, indicando un doccione a forma di lucertola, che era molto bello, ma che sicuramente doveva essere assai costoso.
Vaillant, il ministro delle finanze, che aveva disposto i lavori, rispose seccato: “Meno costoso di voi, Madame”. Solo quando uno dei presenti gli rimproverò la scortesia della risposta, aggiunse che la grondaia era costata 4 milioni di franchi.
Al contrario della moglie, l’amante poteva essere allontanata in qualsiasi momento senza alcuna indennità risarcitoria. Naturalmente gli amici che aveva a corte la sostenevano solo fino a quando questa aveva potere, dispensando loro favori.
La favorita, diventando ex, poteva precipitare dal più grande splendore alla peggiore povertà.
Pertanto, una avveduta amante reale, nel momento stesso in cui entrava in carica, cominciava ad accumulare denaro e proprietà immobiliari. Questo ovviamente per assicurarsi un adeguato tenore di vita per un futuro più o meno lontano. Questo perchè sarebbe inevitabilmente arrivato insieme quindi al suo pensionamento.
Il denaro era il bene più comodo ovviamente. Ma anche gioielli, carrozze, cavalli di razza, stoviglie e suppellettili in metalli preziosi erano facilmente trasformabili in denaro liquido, qualora la favorita si fosse vista costretta ad abbandonare la corte.
Le favorite, maitresse-en-titre, ambivano essere insignite di titoli nobiliari, quali contessa, duchessa, marchesa. Questi davano loro una posizione altolocata a corte e le mettevano sullo stesso piano della elite del regno.
I titoli non erano fini a sé stessi, perché ovviamente erano associati a castelli e vaste tenute di terre fertili, che sapientemente gestite rendevano cospicue somme.
Inoltre, per i loro servizi, la maggior parte delle amanti reali ricevevano un emolumento annuale.
Purtroppo però, titoli, terre e compensi potevano essere revocati se il re cambiava idea. Dunque, in caso di emergenza, denaro e beni facilmente convertibili in moneta liquida erano preferibili.
Per durezza della vita, i familiari del re, i ministri, la corte ed i sudditi non gradivano che il re riempisse l’amante di denaro, che in fondo era dei contribuenti. Era quindi inevitabile che l’interessata cercasse da sola di ottenere le maggiori ricchezze possibili.
Athénais de Montespan, quando iniziò la relazione con Luigi XVI, si arricchì rapidamente.
Mentre prima aveva dato il suo più bel paio di orecchini di diamante al monte dei pegni, poco tempo dopo fece costruire a proprie spese tre navi e ne reclutò gli equipaggi nel Poitou, la regione in cui era nata.
Non era però così in tutti gli stati ed il sovrano si doveva confrontare con il sistema legislativo in vigore nel paese.
Infatti, al contrario che in Francia, le amanti del re di Inghilterra non avevano vita altrettanto facile; se la parola del Re Sole era legge, il suo contemporaneo Carlo II doveva fare i conti con il ministro delle finanze, che spesso gli bloccava i regali destinati alla favorita.
Il Lord Cancelliere Clarendon, che controllava gran parte del denaro di Carlo II, aveva reso noto senza mezzi termini di essere fortemente avverso al potere ed al fascino che Lady Barbara Castlemaine esercitava sul re e che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per eliminarli.
Il cancelliere ben sapeva che la preoccupazione principale di Lady Castlemaine era ottenere delle ricchezze immobiliari per sé e per i propri figli.
Inoltre, la nobildonna era usa farsi pagare dal re gli enormi debiti contratti in quegli anni e coprire le continue spese, decisamente esorbitanti, dovute all’acquisto di carrozze e cavalli, gioielli e vestiti.
In pratica, le richieste formulate dal re relative a regali destinati a Lady Castlemaine si arenavano sulla scrivania di Lord Clarendon; a Carlo II non restava dunque che trovare altre vie per dimostrare all’amante la propria generosità.