Costume & società

HIJRAS: IN INDIA I SESSI SONO TRE

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Chi ama l’India e conosce la sua storia sa che essa non è semplicemente la nazione individuata con questo nome, ma è un sub-continente, anticamente denominato Mahabharata, che oggi comprende diverse realtà politiche quali India, Pakistan, Bangladesh, Nepal e Sri Lanka, nate dalla dissoluzione dei domini coloniali britannici nell’area.
Parliamo di 1.800 milioni di persone la cui componente religiosa maggioritaria è l’induismo (solo nel Pakistan prevale l’islam) e dunque ha radici culturali nei Veda (antichi testi sacri risalenti a millenni prima di Cristo).
Parlare dell’India non è mai facile perché la cultura vedica non si è lasciata sopraffare dal pensiero occidentale ed allora affrontare il fenomeno transgender indiano diventa estremamente difficile per la mente europea.
In India esistono comunità trans da almeno 4.000 anni, ma non sono trans in alcuna direzione, perché sono “il terzo sesso”.


Volendo ricorrere alle nostre semplificazioni gli HIJRAS sono ermafroditi, perché sono uomo e donna allo stesso tempo, ma nel contempo non sono né uomo e né donna.
La nostra mente si è già persa, vittima delle nostre categorie, ma gli HIJRAS sfidano le idee occidentali di sesso e genere.


Bisogna calarsi nel pensiero vedico per orientarsi verso questo terzo sesso.
Il pensiero occidentale (giudaico/cristiano) è dominato dal dualismo: bene, male; Dio, Demonio; maschio, femmina; ecc.
Il pensiero vedico è dominato dal monismo: tutto deriva da un unico principio; perciò tutto è riconducibile a Dio, dal quale deriva bene e male; Dio stesso è maschio e/o femmina ed ogni emanazione del divino può essere benefica e/o terrifica.
Tutto ha milioni di sfumature, le quali sono sempre contenute all’interno di due contrari.
Quindi tra i due opposti maschio e femmina, ci sono  gli HIJRAS, che molti si sforzano di individuare in molteplici manifestazioni che le nostre definizioni colgono, di volta in volta, con termini quali ermafrodito, eunuco, omosessuale, transessuale, ed altro ancora.
In occidente si sarebbe gridato allo scandalo se un governo avesse approntato un documento a corso legale riservato ad un terzo sesso: in India non è così.
Da noi c’è il maschio che si sente femmina e viceversa, in India c’è l’HIJRA che vuole essere tale e non si sente né maschio e né femmina.


Sembra una burla della mente e per noi occidentali lo sarebbe, perché non conosciamo una cultura che prevede il corpo, e le sue parti, come un abito.
Nell’induismo è fortissimo il culto del Shiva-Lingam (pene di Shiva) ed il Tantrismo investe un intero pensiero religioso orientato sull’energia sessuale.
Il sesso non è una oscura manifestazione ma una esplosione di energia divina, identificata nell’uomo come la Kundalini (chiamata anche energia del cobra, perché proveniente dalla colonna vertebrale, che terminando con l’osso sacro, richiama la testa del serpente).
Il poema epico indiano per eccellenza, il Mahabharata, descrive l’episodio nel quale l’HIJRA sposa un guerriero destinato a morte certa nella battaglia che lo attendeva il giorno successivo, perché nessuna donna avrebbe accettato di giacere con un uomo a cui rimaneva una vita così breve.


Anche nel più noto KAMA SUTRA si incontra la figura dell’HIJRA, descritta come quella femminile di terzo sesso.
L’India ha riservato al terzo sesso un posto, anche se non è un posto facile, ma è pur sempre una consapevolezza culturale, che in occidente è negata.
Le HIJRAS indossano il classico sari delle donne indiane e come queste si adornano, anche se la distinzione dal femminile è voluta e consapevole.
Inoltre, la comunità HIJRA ha un proprio linguaggio con un migliaio di termini indipendenti dalle varie lingue degli stati indiani.
La moderna india è una confederazione di stati che godono di ampia autonomia decisionale e la posizione  della comunità HIJRA varia secondo la legislazione locale.
Generalmente le HIJRAS sono benvolute e partecipano alle feste della comunità ed a tutti i riti sulla fecondità.
L’immagine divina di Bahuchara Mata è considerata la protettrice dell’universo LGTB, perché da essa derivano le capacità di cambiamento.

 

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