Il piacere attraverso la storia
Alessandro Magno (356-323 A. C.) non era greco ma macedone e suo padre Filippo, che ebbe ben sette mogli, vinse ed assoggettò le città stato greche, inglobandone i territori.
Alessandro, che era imbevuto della cultura greca, divenne simbolo della cultura ellenica perché, grazie alle sue vittorie militari, la esportò nel medio oriente, fino alle porte dell’India, portandola dal nord Africa al Caucaso.
Identificare, però, Alessandro con la cultura greca classica sarebbe un grossolano errore, dal momento che egli fu pronto ad abbandonarla in ogni occasione politicamente utile.
Alessandro fu dunque pragmatico nel suo agire e questo diede luogo a scelte dettate non già da uno spirito “liberale” bensì dal “bisogno” e come si suole dire fece di necessità virtù.
Come accade nella storia, i conquistatori vengono spesso conquistati dagli usi e costumi delle genti che assoggettano.Questo suo modo di essere si espresse anche attraverso i suoi gusti sessuali, dove fu tutto ed il contrario di tutto, finendo per essere, oltre 2300 anni fa, modernissimo ed attualissimo.
Di lui ci rimane una minuziosa descrizione, fatta dallo scrittore Plutarco: “di pelle chiara, rossa sul petto e sul volto, e che emanava un gradevolissimo profumo”.
Ci rimane anche una sua descrizione, secondo la quale aveva una particolare inclinazione del collo , lievemente piegato a sinistra, e una certa dolcezza dello sguardo, caratterizzato dall’avere un occhio chiaro ed uno scuro.
Sulla dolcezza dello sguardo non possono che esserci dubbi, visto quello che fece, specialmente dopo avere mangiato e bevuto smodatamente, abitudine a cui si lasciva andare non sporadicamente.
Comunque era un uomo affascinante ed un gran seduttore.
Venne iniziato ai piaceri del sesso dalla concubina Campaspe, considerata tanto bella da essere usata come modella per il dipinto ad Afrodite (Venere, la dea dell’Amore) che sorge dalle acque.
Apelle, il pittore che la ritrasse, si innamorò di lei ed Alessandro, soddisfatto dell’opera dell’artista, gli donò la modella.
Naturalmente, Alessandro ebbe, e si prese, tutte le belle donne che incontrò sul suo cammino.
Ebbe tre mogli: Statira, figlia di Dario III di Persia; Parisatide, figlia di Artaserse III; Roxane, figlia del capo battriano Ossiarte, considerata la donna più bella dell’Asia, e di cui si innamorò vedendola danzare.
Alessandro e Roxane si sposarono secondo il rito del Turkestan, nel quale i due sposi condivisero un pezzo di pane, che lui tagliò con la sua spada.
Gli amori femminili di Alessandro furono molteplici e mentre conteggiava il bottino di guerra sottratto a Dario si innamorò di una prigioniera di nome Barsine, da cui ebbe un figlio che chiamò Heracles.
Ulteriori amori furono quello per Ada, regina della Caria, e quello per Taide, una cortigiana, che in una notte di bevute e sesso orgiastico, incitò Alessandro ad incendiare la reggia di Persepoli, per vendicare l’incendio appiccato all’acropoli di Atene.
Fra tutte, l’amante più passionale fu Candace, regina di Kush, posta tra Sudan ed Etiopia, che prima combattè Alessandro in battaglia, poi ne divenne la focosa amante.
Alessandro ebbe una relazione con l’adolescente persiano Bagoas, di eccezionale bellezza (una vera trans dell’epoca), la quale era stata l’amante di re Dario.
Indubbiamente, il più grande amore di Alessandro, in campo maschile, fu l’amico Efestione, un guerriero macedone, che era cresciuto con lui e lo aveva seguito ovunque nelle sue campagne di conquista.
Alla sua morte, riconducibile ad una banale appendicite, il grande Alessandro cadde nella più totale depressione; “Fece tagliare la criniera a cavalli e muli in segno di lutto, abbattè i merli delle mura delle città vicine, fece crocefiggere il medico (che non era riuscito a curarlo), vietò nel campo musica di flauti”.
Lo storico Plutarco scrisse:”Efestione era un amico speciale, cresciuto con lui, lo aveva seguito in tutte le sue avventure e Alessandro lo amava come nessun altro”.
Dunque, la vita sessuale di Alessandro non si limitava agli amori eterosessuali.
Per i Greci i rapporti tra gli uomini erano normali; a un uomo era consentito avere incontri sessuali, sia con femmine, sia con maschi, purchè, in questo caso, si riservasse il ruolo di partner attivo.
Quindi, nella Grecia antica, non aveva nessun senso il termine eterosessuale, ma conservava un significato “il ruolo”: aveva significato maschile chi era attivo e femminile chi era passivo.