Quando abbiamo deciso di farci una camminata lungo l’Arno, non sapevamo ancora dove i nostri piedi ci avrebbero portati. Firenze, del resto, è una città ricca di cultura e di sorprese…ce lo dicevano anche a Padova che Firenze è una di quelle città che nasconde molte particolarità, alcune delle quali in grado di farci restare a bocca aperta. E beh, a distanza di anni da quelli strani avvenimenti devo dire che è davvero così. Per noi sarebbe stato un viaggio turistico, o quasi, ma non sapevamo che presto questa nostra avventura avrebbe dato vita a una gita piena di sorprese che ci saremmo ricordati per molti anni a venire.
L’idea di farci una gita romantica a Firenze ci è venuta quando Matteo, il mio ragazzo di allora, ha finalmente terminato i suoi studi sull’arte italiana. Perdere un’occasione del genere sarebbe stato, quantomeno spiacevole considerando la sua bassa predisposizione a effettuare viaggi ed esperienze di questo genere. Quindi, quando lui mi disse che mi avrebbe portata a Firenze, ero pieno di gioia e di aspettative. Sul lato oscuro di quella magnifica città (che resta magnifica anche ora) non ne sapevo quasi niente e l’unica cosa che volevo godermi era proprio Firenze in tutta la sua bellezza. Per giunta arrivavamo in un periodo di festa locale, ma non ricordo bene quale sia. Il centro era pieno e ricco di sorprese; le persone aspettavano le stelle di San Lorenzo e temevo davvero di perdermi tra quelle stradine. Le persone, poi, erano così tante che facevamo persino fatica a camminare tra tutti quei turisti e ascoltare tutto quel chiasso: un’atmosfera che ci piaceva comunque, ma dalla quale volevamo allontanarci anche perché era ormai il nostro terzo (e l’ultimo) giorno nella magnifica città.
–Andiamo a farci una passeggiata lungo il fiume – gli dissi stringendogli la mano. Lui mi guardò un po’ stranito. L’Arno era bellissimo; le sue acque scorrevano lenti ma avvenenti sotto i ponti fiorentini. Per giunta i viali vicini erano illuminati da una luce che in quelle ore serale faceva sembrare il tutto come se fosse giorno.
–Andata amore – mi disse dopo baciandomi come sempre faceva.
Mano in mano andammo verso il fiume camminando sulla sua riva destra. Passo dopo passo camminavamo dal centro fino al parco delle Cascine, una di quelle zone in cui era possibile scendere dei scalini per ritrovarci a pochissima distanza dall’acqua. La nostra passeggiata era stata bellissima, ma entrambi capivamo che per lasciarci Firenze nel cuore dovevamo davvero scendere quei scalini e toccare l’Arno con mano.
Decidemmo di scendere praticamente subito, senza pensarci poi molto. Anche perché quello spiazzo direttamente sotto il fiume sembrava davvero magico. Era una radura leggermente illuminata dai lampioni del parco che donavano a tutta l’atmosfera delle sensazioni particolari. Era una specie di solitudine e malinconia unite insieme per salutare il nostro arrivo a Firenze da Padova e dirci addio. Solo dopo aver raggiunto quella radura e aver fatto un po’ i cretini vicino all’acqua ci accorgemmo che in realtà non eravamo soli e nostri bacini al chiaro di luna non erano stati trascurati. Qualche decina di metri più in la, sotto a un alto albero c’era un’altra compagna di ragazzi e ragazze.
–Dai, Marta! Andiamo a fare delle nuove conoscenze! – mi disse Matteo trascinandomi per mano verso quell’albero. Subito ci scambiammo qualche parola capendo com’erano ubriachi quei ragazzi. Sull’erba vicino c’erano diverse bottiglie: vodka, jagermeister, vino e anche qualche altra.
E l’alcol, come ben si sa, aumenta gli stimoli e le percezioni portando il tutto a dei livelli incredibili. Ricordando quegli anni dal mio punto di vista odierno, devo dire che secondo me era proprio l’alcol ad aver trasformato un’avventura innocua in una gita piena di sorprese.
Tra di loro però non c’era soltanto l’alcol, ma anche un’altra sorpresa che, però, fatico a ricordare. Era un ragazzo, o meglio, una ragazza transgender che si distingueva da tutti gli altri per via dei suoi vestiti e del suo modo di comportarsi. Aveva una voce rauca, eppure aveva anche un corpo femminile. I grandi seni facevano da contorno a delle curve che potevo soltanto sognarmi. Tutto questo lo rendeva eccitante – almeno stando a quanto poi mi diceva Matteo – e ci avrebbe presto portati al vero finale di quella nostra gita.
Dopo aver iniziato a bere come dei maledetti con quel gruppo di amici, tutti di Firenze per giunta, io e Matteo ci siamo avvicinati moltissimo. Abbiamo iniziato a baciarci proprio lì, dinnanzi a tutti, nascosti sotto quell’albero. Era strano, anche perché non lo avevamo mai fatto in pubblico e quel momento era stato, almeno per me, abbastanza speciale.
Non ci accorgemmo nemmeno di come tutti gli altri ci lasciarono lì, sotto a quell’albero. Restammo solo io e Matteo intenti a sbacciucchiarci… solo qualche minuto dopo a noi si unì proprio quella trans di cui non mi ricordo il nome.
Da un semplice incontro a due era presto diventata una cosa a tre e il bello era che a noi, dei timidoni padovani, non c’è ne importava praticamente niente.
Baciandomi con Matteo sentii delle calde mani poggiate sui miei seni. Era una sensazione strana e in contempo piacevole: volevo lasciarmi andare al piacere, al massimo e non me ne fregava nulla. Così, mi ritrovai in bocca la lingua di quella trans e iniziai un appassionato e piacevole bacio con lei: la saliva che scorreva ovunque. Sentivo il calore del suo corpo e sentivo l’abbassarsi delle sue mani. Sempre più giù, più giù e ancora più giù…
Erano delle mani maschili con un corpo femminile e la cosa mi faceva eccitare tantissimo, tant’è che persi completamente il controllo.
In qualche secondo mi ritrovai sdraiata su quella radura con il reggiseno che penzolava sul bacino quasi come se fosse una cintura.
Le sue mani che mi distendevano le gambe e sentivo il suo pene penetrarmi fino in profondità.
Quella trans, insomma, era eccitata come lo ero io. Ad un certo punto mi guardò con espressione maliziosa ed estrasse da non so dove uno strano sex toy, di quelli che si comprano nei sexy shop, ma che non avevo mai visto prima.
La guardai incerta: lei sorrise e scoprii subito che si trattava di una catena anale a cuori, perchè con delicatezza ma anche decisione, mi fece voltare sulla pancia e me la infilò nel sedere, dopo avermi cosparsa di lubrificante e la fece scivolare dentro e fuori, facendomi letteralmente impazzire, non avevo mai provato una doppia penetrazione.
Matteo in contempo guardava come venivo scopata e non gli interessava niente! Anzi! Sembrava che anche lui volesse essere scopato sull’erba. Poco dopo però la trans smise e fu la volta di Matteo che si slacciò i pantaloni e iniziò a penetrarmi con foga e forza. Però, devo dire, che non sapeva farci così bene come lo faceva l’altra: non leggeva i miei pensieri, non sapeva quello che volevo… E io volevo perdere il controllo ancora di più.
Mentre Matteo mi scopava sull’erba, vidi la trans che si avvicinava alla mia testa. Sapevo già che cosa voleva fare: me lo diceva una specie d’intuizione e non ero affatto contraria. Anzi! In quell’atmosfera di totale svogliatezza e relax aprii la bocca per accogliere il suo pene completamente. Lei si che ci sapeva fare! Mi toccava la gola, andava in profondità, sentivo quella sua virilità dentro di me e godevo tantissimo. Dopo qualche giorno io e Matteo ci lasciammo ma ancora conservo nella mente il ricordo di quella gita, che mi regalò un piacere che ancor oggi non riesco a ritrovare!