La stragrande maggioranza delle amanti dei sovrani erano famose per la cupidigia con cui accumulavano gioielli preziosi, a tal punto che molte si presentavano con gemme più costose di quelle in possesso della regina.
La favorita era spinta ad accumulare oro e diamanti non soltanto per vanità, ma per il timore di cadere in disgrazia.
I gioielli erano effettivamente il bene più facilmente trasformabile in denaro contante. Inoltre potevano facilmente essere infilati in un sacchetto o cucino negli orli delle gonne o nei corpetti, qualora l’amante avesse dovuto abbandonare un luogo dal quale era stata bandita ed accadde frequentemente.
Quando nel 1662 l’ambasciatore russo portò a Carlo II i preziosi regali dello zar, gioielli e pellicce per un valore di 150.000 sterline. Il Lord Cancelliere Clarendon però lo invitò a non donarli a Lady Castlemaine.
Re Carlo promise che sarebbero rimasti alla corona, ma ben presto la donna li ottenne come regalo di Natale. Inoltre ebbe anche quelli che erano destinati alla regina.
Lady Barbara Castlemaine era letteralmente ricoperta di gioielli ed aveva un’ottima linea di credito presso i migliori gioiellieri di Londra. Questi infatti sapevano che il re avrebbe saldato ogni conto.
I marinai della Royal Navy nel 1666 vennero pagati con voucher privi di valore, mentre il re saldò i debiti dell’amante per 30.000 sterline.
Lady Barbara attingeva senza scrupoli al tesoro della corona, custodito nella Torre di Londra. Firmava infatti ricevute nelle quali si impegnava a restituire il vasellame prezioso ed i gioielli presi in prestito, poi, però riusciva sempre a trasformare il prestito in regalo.
Re Giorgio IV era talmente generoso nel donare gioielli alle sue amanti, che i suoi acquisti resero multimilionario il suo gioielliere di fiducia.
Questo re, già da principe ereditario si era riempito di debiti per acquistare gioielli. Nell’ottobre del 1817 spese l’equivalente di 200.000 dollari presso l’esposizione londinese di Rundell & Bridge.
Infatti, era sua abitudine, ogni volta che si faceva una nuova amante, regalarle il proprio ritratto o una ciocca di capelli racchiusa in un medaglione ornato di diamanti. Poi man mano che la relazione proseguiva, le regalava smeraldi, rubini e zaffiri incastonati in ogni tipo di gioiello.
Lady Conyngham, amante di Giorgio IV, accumulò la più grande quantità di pietre preziose.
La donna divenne l’amante del re nel 1820: lei aveva 50 anni e lui 60. Entrambi erano grassi e poco piacevoli, ciò nonostante riuscì ad avere un grande zaffiro circondato da diamanti, che avrebbe dovuto essere incastonato sulla corona reale e che invece finì in un pendente sul suo abbondante seno.
Quando il re morì, su pressione del governo, Lady Conyngham restituì lo zaffiro ed altre gemme.
Qualcuno calcolò che re Giorgio aveva donato a quella sua amante gioielli per un totale di 100.000 sterline, l’equivalente di 10 milioni di dollari in valore attuale.
Madame de Pompadour preferiva invece le tenute e le proprietà immobiliari, come i palazzi.
Non aveva la passione per i gioielli, sebbene la sua posizione le imponesse di ornarsene ogni giorno e ne possedesse di molto preziosi.
Una parte della sua collezione era costituita da una collana con 547 pietre, una parure di smeraldi e 42 anelli di incalcolabile valore.
Tuttavia, i gioielli non dicevano nulla per la marchesa di Pompadour. Per ben due volte infatti li restituì al tesoro reale di stato per affrontare le spese di guerra, in cui la Francia era impegnata.
Madame du Barry, che prese il suo posto, non fu altrettanto generosa. Lei adorava letteralmente i gioielli e lanciò perfino nuove mode nel settore orafo.
Infatti, nel 1700, per i primi settant’anni le dame di corte portavano usualmente diamanti o perle, talvolta smeraldi e rubini circondati da diamanti, ma mai gemme di colori diversi.
Nel 1769, Madame du Barry non appena divenne la favorita sollecitò i gioiellieri a montare nello stesso gioiello pietre di colore diverso, per esempio ametiste e zaffiri, rubini e smeraldi, granati e acquemarine.
La famosa collana che, dieci anni dopo, avrebbe causato tanti guai a Maria Antonietta ed al cardinale di Rohan, portandolo ad un processo, era stata originalmente creata per Madame du Barry.
In un periodo in cui le casse dello stato erano sull’orlo della bancarotta quel gioiello costituì un vero scandalo. Anche se formato da pietre bellissime, fu giudicato di manifattura grossolana e sgraziata.
Ludwig I di Baviera invece era notoriamente avaro. Venne però sedotto da Lola Montez, che riuscì a farsi ricoprire di gioielli.
Lola, una sera del 1847, al teatro dell’opera sfoggiò 13.000 fiorini di scintillanti diamanti. Alcuni di questi montati a tiara. Questo umiliò la regina modestamente vestita e con gioielli non certamente favolosi.
Lola Montez fu una delle più odiate amanti reali. Perciò si era provveduta di una ricca scorta di gioielli con cui darsi velocemente alla fuga.
Però, la cacciata di Lola fu così improvvisa che non riuscì ad afferrare il cofanetto con i suoi preziosi.
Minacciata da una folla inferocita, che si era radunata davanti alla sua casa, ebbe appena il tempo di fuggire su di una carrozza lasciando ogni cosa.
Andò in esilio con indosso solamente quello che aveva al momento della fuga, in una notte di febbraio.
La polizia di Ludwig riuscì ad impedire alla folla di saccheggiare la casa dell’amante. Dopo di che il re mise in vendita l’edificio, i mobili, gli abiti ed i gioielli della Montez per pagarle i debiti.
Concluse le vendite, Ludwig le inviò il denaro rimasto, ma si trattava di poco, dal momento che i debiti lasciati a Monco da Lola erano davvero notevoli.
E’ solo il caso di affermare che “chi troppo vuole nulla stringe”. Specialmente se si è riusciti a farsi odiare da tutti, raggirando un “vecchio innamorato”, anche se “il pollo è pur sempre il re”.