Cronaca

Elezioni 2018. I temi LGBT assenti dalla politica nazionale

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In Italia, è iniziata ufficialmente la campagna elettorale (i partiti non hanno ancora depositato i loro programmi definitivi): durerà due mesi e si annuncia, come sempre, senza esclusioni di colpi. Cosa si prospetta, a livello di uguaglianza, per la comunità LGBTQI? In realtà, lo scenario è piuttosto grigio. E’ vero che a gennaio 2017 è stata approvata finalmente la legge sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso, ma si è ancora lontani dal rendere il cattolicissimo Belpaese libero dai pregiudizi. La politica, per ora, sembra non avere alcuna intenzione di riaccendere il fuoco su temi che aiuterebbero chi appartiene alla comunità Lgbtqi a vivere in modo più dignitoso e senza discriminazioni, e, cosa ancora più incredibile, ad oggi, non si sono fatte avanti con proposte concrete neanche associazioni o movimenti arcobaleno.
Nello specifico, mancano all’appello leggi importanti come quella contro l’omo-transfobia, quella sulle adozioni (stepchild adoption) e quella sulla disforia di genere, che andrebbero sostenute a gran voce. Vediamole brevemente una per una per fare il punto della situazione:

Legge contro la omo-transfobia: andrebbe a punire reati che già sono puniti, ovvero la violenza verbale, mediate offese ed insulti, e la violenza fisica, che può essere aggravata dai turpi motivi. Il provvedimento vorrebbe introduttre nel nostro ordinamento il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica. E nella legge Mancino, includere l’aggravante di omofobia; mitigata però dal fatto che “non costituiscono discriminazione la libera espressione di convincimenti o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee”, anche nel caso siano “assunte” in “organizzazioni” politiche, sindacali, culturali, religiose”.
Il disegno di legge, firmato dal deputato PD Ivan Scalfarotto, è stato approvato dalla Camera dei Deputati nel 2014 ma è rimasto fermo in commissione giustizia al Senato. Non se ne è più parlato pubblicamente.

Stepchild adoption, ovvero, l’adozione del figlio del partner, è stata eliminata dalla legge sulle Unioni Civili ma resta in piedi grazie ad una legge sulle adozioni in casi speciali del 1983, alla quale fanno appello le famiglie arcobaleno nei Tribunali per i minori.
In Europa, sono solo 11 gli Stati Europei che concedono l’adozione per coppie dello stesso sesso (Spagna, Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Svezia, Norvegia, Danimarica, Islanda) e l’Italia non è inclusa tra questi.
Sempre nel nostro Paese, attualmente, l’adozione viene concessa solo alle coppie etero sposate da almeno 3 anni, al fine di ricreare una “famiglia tradizionale” formata da padre, madre e figlio/a. L’adozione è negata anche alle persone single, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.

Legge sulla disforia di genere. Un vero tasto dolente perchè in Italia, la disforia viene considerata un disturbo della personalità (in USA invece, è considerata un vero e proprio disturbo mentale). L’unica legge che parla in modo generico di riassegnazione di sesso, andrebbe decisamente aggiornata perchè risale al 1982 ed era stata voluta dal partito dei Radicali.

In conclusione, per citare le ancora attualissime parole dei comitati arcobaleno che avevano partecipato ai Pride in giro per l’Italia: “servono leggi che parlino di uguaglianza, di laicità, di autodeterminazione. Azioni concrete di contrasto ai crimini e alle parole d’odio, alle discriminazioni, alla messa ai margini; servono una cultura delle differenze e una nuova educazione alle affettività; servono scuole inclusive e al sicuro dalle manipolazioni dei poteri forti, luoghi sani in cui investire sulle future generazioni di cittadini e cittadine; e servono politiche del lavoro che sappiano farsi carico della diversità e valorizzarla, anziché considerarla un ostacolo per l’accesso

 

 

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