La 19enne transessuale Malak al-Kashif, attivista per i diritti LGBTQIA in Egitto, è stata arrestata a Giza dai servizi di sicurezza egiziani, insieme ad altre 70 persone. Questo, per aver partecipato alle proteste spontanee dopo l’incidente ferroviario alla stazione Ramses del Cairo, che giorni fa ha provocato quasi 30 morti.
La notizia del suo arresto è stata divulgata dalla famiglia e dall’avvocato. Sono stati proprio loro ad esprimere il timore fondato che la stessa possa subire abusi e violenze sessuali da parte degli agenti e di altri detenuti. Questo perchè ritengono che sia stata incarcerata in una prigione maschile, a causa dei suoi documenti d’identità con il nome maschile.
Riguardo la sua identità, Malak Al-Kashif cerca da tre anni di modificare il genere sul certificato di nascita, ovviamente senza successo. L’Egitto infatti porta avanti da tempo una vera e propria campagna contro la comunità arcobaleno. L’omosessualità però non è considerata un reato nel Paese. Ciò nonostante il regime condanna al carcere con la scusa dell’immoralità blasfemia. I servizi addirittura vanno alla caccia di persone Lgbt online, adescandole per poi arrestarle.
Ma Malak non si è mai nascosta ed è da un paio di anni che racconta tramite i social e la stampa la sua transizione. Questa è stata vissuta non senza momenti davvero bui, anzi. Nel 2018 infatti Malak al-Kashif aveva tentato il suicidio, dopo aver subito abusi negli uffici pubblici e molestie per la strada. La stessa, aveva poi dichiarato in un’intervista: “non perché sono trans ma perché è la società che mi ha ucciso, mi rigetta, mi fa male, mi arresta“.
Piccole Magazine continuerà a monitorare la vicenda e auspica in una veloce liberazione della stessa, nella speranza che presto, tutte le persone LGBTQIA egiziane non siano più costrette a nascondersi.