Il caso denunciato dall’avv. Cathy La Torre
Il nostro è un paese dove accadono cose strane, dove ciò che è verosimile non è vero, e viceversa, ciò che è inverosimile è assolutamente vero.
Un professionista del diritto e per di più un esecutore di giustizia quale è un Giudice, si è lasciato andare nel corso della sua attività ad una equazione inaudita, come quella riportata dall’avv. Cathy La Torre, da sempre in prima linea per i diritti Lgbt, durante una udienza per il nulla osta al cambio di nome e di sesso.
Il fatto è accaduto alcuni giorni fa nell’aula di un tribunale toscano dove un collegio di tre giudici stava esaminando la richiesta di una ragazza trans, che da oltre venti anni vive da donna.
Tutto era iniziato molto bene, perché il rito civile aveva visto la Giudice relatrice esporre la vicenda in modo corretto, poi Cristina Polimeno, l’avvocata che affiancava Cathy La Torre nella tutela della ragazza trans, ha chiesto ai tre Giudici se volevano porre domande alla loro cliente.
Il rito funziona così, perché il Giudice deve accertare l’immedesimazione del richiedente nel genere eletto e questo può avvenire con una consulenza medica e/o facendo delle domande.
La ragazza trans, richiedente, non ha fatto l’operazione ai genitali ma l’intervento al seno e trattamenti ormonali; in questi casi i Giudici sono molto più severi nel concedere il nulla osta al cambio di nome.
Il Giudice ha chiesto alla ragazza trans: “Lei di cosa si occupa? Che lavoro fa?”.
La ragazza ha risposto di essere disoccupata, anche a causa dei documenti difformi rispetto all’apparenza fisica.
Udita questa esposizione, il Giudice ha posto un’altra domanda: “Ah, quindi lei si prostituisce?”
Non ricevendo altra risposta se non le lacrime dell’interrogata, il Giudice ha detto: “Si scriva a verbale che la parte è una prostituta”.
Sancendo così l’incredibile equazione tra disoccupazione e prostituzione.

Considerando che la disoccupazione in Italia si attesta attorno al 12% e quella giovanile viaggia verso il 40%, non si può che rimanere sbigottiti dalla verbalizzazione togata.
Le due legali (La Torre e Polimeno) hanno inutilmente protestato sostenendo che la loro cliente (che effettivamente per vivere si prostituisce) non aveva risposto alla domanda in modo affermativo, ma il Giudice ha replicato che la donna aveva annuito con un movimento della testa.
Ora, che un Giudice faccia rispondere ad una domanda, senza una voce “dal senno uscita”, ma sulla base dell’intuizione di un movimento del capo, ci pare almeno irrituale.
Poi, non sono valse a nulla ulteriori proteste del collegio difensivo sulla irrilevanza, rispetto alla richiesta di cambio di nome e sesso, di quanto disposto a verbale dal Giudice, che ha licenziato l’udienza, riservandosi di decidere.
L’avv. Cathy La Torre non ci sta su questi comportamenti, che avvalorano lo stereotipo trans uguale a prostituta, e sta valutando di segnalare il fatto al Consiglio Superiore della Magistratura.
Uno dei maggiori problemi nel mondo trans è la mancanza di documenti conformi, che costituiscono un ostacolo insormontabile per trovare un lavoro, portando così il tasso di disoccupazione all’88% e diventando una delle cause maggiori che costringono le persone trans a prostituirsi.