Luigi XV di Borbone, successore di Luigi XIV detto “Re Sole”, era chiamato il “Beneamato”, ma finirà i suoi giorni con il soprannome del “Maleamato” ed i suoi funerali verranno celebrati in forma quasi privata per evitare i lazzi del popolo, che già aveva dato luogo a festeggiamenti al momento della sua morte.
Luigi XV divenne re a cinque anni e lo fu per 59, dal 1715 al 1774, ma in realtà furono altri a governare, perché lui si dedicò quasi esclusivamente alla grande passione che aveva: le donne.
Le donne gli piacevano tutte: intriganti aristocratiche, signore della buona borghesia, ragazzine, quasi bambine, vergini e non.
A quindici anni, per ragioni di Stato (c’era il pericolo che la dinastia finisse per mancanza di eredi), sposò una principessa polacca di sette anni più vecchia di lui, scelta tra una rosa di cento candidate; in seguito il re dirà che durante la prima notte di matrimonio ebbe sette orgasmi con la regina
Maria Leszczynska non era una bellezza, era una bigotta cattolica, gli fu fedele (ricordiamo che era prevista la pena di morte mediante squartamento per chi avesse insidiato la regina) e gli diede ben dieci figli; era quindi la “regina ideale” per un re che aveva come svago il sesso.
Le corti nel ‘700 erano aperte all’adulterio e tutte le cortigiane ambivano il letto del re, che diventava il traguardo ed il trono della femminilità.
A corte c’era una autentica competizione per fare sesso con il re, con beniamine e fazioni a sostenerle.
Famosa è la famiglia delle cinque sorelle de Nesle, che a rotazione, ma forse contemporaneamente tra il 1733 ed il 1744, furono amanti del re.
Luigi non poteva vivere senza sesso e le dame di corte gli si proponevano a frotte.
La più celebre di queste amanti fu Jeanne-Antoinette Poisson, in francese (scherzo del destino) “poisson” significa “pesce” , che diverrà nota con il titolo di marchesa de Pompadour.
Jeanne-Antoinette non apparteneva ad una nobile famiglia ed era maritata con un esattore delle tasse, così quando il re la presentò a corte la nobiltà le dichiarò guerra.
La donna, malgrado il disprezzo della corte, non avendo sangue nobile, rimase accanto a Luigi per vent’anni e non furono certamente rose e viole.
Infatti, incredibilmente, la marchesa de Pompadour era frigida e viveva nella paura costante di non soddisfare il re e di perdere la sua posizione di prestigio e potere.
Provò ogni tipo di afrodisiaco, compresa una curiosa dieta a base di tartufi, zuppa di sedano e cioccolato alla vaniglia, ma ogni tentativo fu inutile.
La leggenda vuole che la marchesa, donna colta e manualmente abile, disegnasse le illustrazioni erotiche del trattato “Mes Loisirs”, con il quale si descrivevano le più raffinate e complicate posizioni amorose.
Nel 1750, l’enorme intelligenza della Pompadour la portò alla decisione di non essere più l’amante del re, ma di rimanere a corte come sua amica e consigliera, perché sapeva che Luigi le voleva bene ed aveva bisogno di lei.
La mossa fu vincente: era lei che comandava lo Stato; tutto ciò richiedeva però un grande sforzo fisico e con il tempo questa stressante situazione le rovinò la salute, portandola alla morte per tisi, poco più che quarantenne nel 1764.
Mentre la marchesa si occupava del regno, Luigi poteva continuare a dedicarsi ai piaceri, ma quando gli intrighi delle amanti aristocratiche del re misero in notevole pericolo la sua permanenza a corte, Jeanne-Antoinette decise di porre rimedio al rischio divenendo la diretta procacciatrice delle amanti reali.
La marchesa trovò la soluzione per accontentare il re e garantire a se stessa il potere: le giovani scelte avevano tra i 15 e 20 anni e provenivano da famiglie povere della nobiltà di provincia oppure dalla borghesia.
Le bambine e le ragazze erano vergini per garantire che il re non contraesse alcuna malattia; spesso erano spinte nel letto del sovrano dagli stessi genitori per ottenere vantaggi economici.
La più famosa fu Louise O’Murphy, vivace quindicenne di origini irlandesi, che posava come modella per degli artisti.
Le prescelte vivevano in assoluta discrezione in un villino poco distante da Versailles e di loro vi era un gran via e vai, perché Luigi si stancava velocemente di queste amanti.
Spesso le giovani rimanevano incinte ed il re provvedeva al loro mantenimento ed a quello del figlio illegittimo, oppure, le faceva sposare da un gentiluomo benestante.
Nel 1771, Luigi approdò ad una nuova amante importante: Jeane Becu, contessa di Barry, che in realtà era una prostituta d’alto bordo di origini popolane.
La corte cercò di metterle i bastoni tra le ruote, ma poiché ella non si interessava di politica ed amministrazione, alla fine lasciò fare.
La contessa di Barry era frivola e sensuale, era stata a letto con i più grandi potenti del regno, e si dedicò solo al piacere ed all’arte, divenendo mecenate di diversi artisti.
Luigi si divertì con la contessa di Barry fino alla fine dei suoi giorni, che arrivarono con il vaiolo nel 1774.
Jean Bacu, contessa di Barry, dopo la morte del re venne allontanata dalla corte, ma con la rivoluzione francese qualcuno si ricordò di lei e nel 1794 venne decapitata, come uno dei tanti odiati simboli del regime monarchico.