Le coppie Famose

Claretta e Mussolini

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Le coppie famose

CLARICE PETACCI, conosciuta come Claretta o Clara, nasce a Roma il 28 febbraio 1912, da una agiata famiglia borghese.
Il padre, medico, era direttore di una clinica ed introdotto negli ambienti della curia vaticana.

BENITO AMILCARE ANDREA MUSSOLINI, conosciuto come “Il Duce”, nasce a Dovia di Predappio (Forli) il 29 luglio 1883, dal fabbro Alessandro Mussolini e dalla maestra di scuola elementare Rosa Maltoni.

Il padre lo chiamò così in onore del politico rivoluzionario messicano Benito Juarez.
Insieme formarono una coppia astrologica PESCI/LEONE.
Moriranno insieme il 28 aprile (1945), lo stesso giorno in cui tredici anni prima (1932) si erano incontrati per la prima volta, sulla strada che porta al Lido di Ostia.
Vennero assassinati dai proiettili partiti dalla stessa arma, come Paolo e Francesca, nella Divina Commedia (Inferno, canto V), lo furono da un sol colpo di spada che trafisse entrambi.
Del loro primo incontro e di lei, Mussolini scriverà:”Tremavo ma non faceva freddo, sublime meraviglioso istante, indimenticabile perla mia. Un sorriso di sole, in una raffica impetuosa”.
Mussolini ha 49 anni e Claretta appena 20; è giovane, bella, affascinante, con un corpo minuto ed un seno esuberante; il viso ovale, con un sorriso smagliante, è incorniciato da piccoli ricci di capelli neri.
Claretta ha scritto tante volte al Duce per esprimergli la sua ammirazione (consuetudine per giovani italiani cresciuti nel mito di Mussolini) e per lei è un sogno quell’avvenimento, che la porterà dopo pochi giorni al primo incontro soli.
Mussolini, a cui si offrono popolane e aristocratiche, italiane e straniere, artiste e dame della borghesia, lui che è noto per la sua incontenibile sessualità, non approfitta della disponibilità offerta da Claretta e stabilisce un legame casto.
Lui paternamente si interessa ai problemi di Claretta; tra loro intercorrono telefonate, lettere e visite che lei gli fa a Palazzo Venezia e questo prosegue per due anni.
Nel 1934, la Petacci sposa il tenente dell’aereonautica Riccardo Federici, ma è un matrimonio senza amore.
Solo nel 1936 diventano effettivamente amanti, anche se le relazioni amorose di Mussolini con altre donne, nonostante l’età, continuano senza sosta.
L’inizio del rapporto costante con Mussolini, porta la Petacci alla separazione dal marito e lei si dedica completamente al suo Duce.
Claretta, però, non è una amante clandestina e sottomessa; diventa un’amica ed una consigliera a cui Mussolini confida le proprie incertezze e non teme di mostrarsi infantile e remissivo.

Tra i due la passione ed il coinvolgimento è totale e la giovane donna, pervasa da fede religiosa riguardo al fascismo, lo incita e stimola in ogni maniera.
Ecco cosa pensava Mussolini sul sesso: “L’amplesso fa bene, vivifica le idee, allarga le visioni, aiuta il cervello, lo rende vivido, splendente”.
Claretta è consapevole che il loro amore non potrà mai diventare una relazione ufficiale e Benito non la illude su questo: il matrimonio per lui è sacro; dal 1915 è sposato con Rachele Guidi, dalla quale ha avuto ben 5 figli.
Il Duce pretende da Claretta una fedeltà assoluta, mentre per lui le avventure e le sbrigative scappatelle sono un fatto quotidiano.
Claretta è doppiamente sorvegliata: dalla famiglia, che non vuole perdere un rapporto dal quale ottiene continui favori, e dalla polizia che deve garantire l’integrità del Capo del Governo; così una relazione – nella estate del 1937 – con Luciano Antonetti, personaggio di pessima fama, che si accompagnava anche con una “prostituta ermafrodita”, viene stroncata e Mussolini informato.
Tra i due c’è una reciproca gelosia, ma su tutto brucia il fuoco della passione.
Lei lo chiama affettuosamente “Ben” ed è ormai diventata una “piccola Pompadour”, avendo creato una propria rete di interessi dove non mancano sesso, politica, intrighi, favoritismi e corruzione.
In conclusione, attorno alla Petacci si respira un’aria da “basso impero”.

Come in tutte le relazioni erotico-sentimentali, le cose non sono semplici e riconducibili ad un unico perché, ma l’unica fondata certezza è la sincerità dell’amore verso Mussolini, che è Benito, l’uomo amato, ed il Duce, il simbolo ideologico idolatrato.
Quando, dopo il 25 luglio 1943, il re fa arrestare Mussolini, anche Claretta e la famiglia subiscono il carcere, ma per entrambi la prigionia dura poco, perché i tedeschi liberano il Duce, che costituisce la Repubblica Sociale Italiana, ed i due si ritrovano.
Mussolini esasperato dai comportamenti della famiglia Petacci, che ha continue pretese di favori, la allontana da Salò, sede del governo del nuovo Stato, e solo Claretta rimane nella località, ma alloggia in un’altra residenza, dalla quale scriverà all’amato “Ben” 318 lettere nei 600 giorni che li separano dalla fine.
La storia sta giungendo al suo tragico epilogo, Mussolini è l’ombra di se stesso; ha passato i 60 anni e la guerra è persa, ma Claretta gli sta accanto e gli scrive:”Ti amo, ti amo come uomo e soprattutto come capo”. Lui replica: “Per la giovinezza che m’hai dato, per la fedeltà che mi hai portato, per le torture che hai coraggiosamente sopportato, durante il periodo più nero della storia italiana, io ti amo”.
Paradossalmente, nelle ultime lettere che si scambiano la gelosia di Claretta è ancora presente e lui le scrive:”Vi è qualcosa di sommamente antipatico nelle tue lettere e cioè l’ossessione del mio fatto sessuale e del tuo” ; ed ancora:”Non sembri avere altro pensiero per la mente, la tua preoccupazione è questa: che io prenda altre donne”.
L’ultimo atto si conclude sul lago di Como il 28 aprile 1945: l’arresto da parte dei partigiani e l’esecuzione.
Mussolini aveva cercato di allontanare Claretta dal suo destino incitandola a porsi in salvo con l’ultimo volo che partiva per la Spagna, ma lei risponderà :”E mai, mai ricorda, ci sarà viltà nella mia vita. Io so morire così come so vivere, limpidamente e semplicemente. Non ho paura”.

Dopo l’esecuzione i cadaveri di Mussolini e Claretta vennero portati a Milano, dove nello scempio di piazzale Loreto, subirono ogni vilipendio.
Vennero issati, appesi per i piedi ed a testa in giù, alla pensilina di un distributore di benzina; per Claretta ci fu un solo gesto di rispetto: la sottana che rovesciata mostrava le intimità, venne raccolta e legata alle ginocchia.
Poi i loro resti subirono destinazioni diverse: il corpo di Mussolini, dopo innumerevoli traversie, riposa nel cimitero di Predappio (Forli);

quello di Clara Petacci nel cimitero romano del Verano.
Questa la volontà delle famiglie, ma per la storia rimarranno sempre insieme.

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