Il piacere attraverso la storia

In CINA, vizi privati e pubbliche virtù

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Il piacere attraverso la storia

Se la grandezza di Roma durò mille anni, quella dell’impero cinese, denominato anche “Celeste Impero” di anni ne durò duemila e fu la patria dell’eros, ma con uno stile totalmente diverso, perché tutto era avvolto in una gioiosa e silenziosa accettazione.
Anche qui il sesso veniva coinvolto nella sfera sacra e divina, perché l’amplesso era considerato l’equivalente del processo creativo cosmico.
L’unione tra re e regina, secondo “I-CHING”, simboleggiava l’equilibrio degli elementi positivi e negativi del mondo e se non vi fosse stata armonia poteva scatenare calamità naturali.
I rapporti sessuali avevano il compito di onorare gli antenati, a cui si dava continuità generando figli; interrompere una stirpe era inconcepibile, per questo uomini casti e donne nubili generavano repulsione, quasi fossero malati.
La poligamia venne abolita in Cina solo nel 1949, perché rispondeva ad una esigenza pratica: quella di generare figli; pensate che ci fu un imperatore che ebbe 1.200 concubine !
Per l’antica medicina cinese, fedeltà e monogamia danneggiavano la salute; infatti, le secrezioni intime femminili avevano la capacità di “ritemprare la forza vitale (Qi) maschile” e di “ricaricare l’uomo”.
Un antico maestro sosteneva che “se l’uomo può cavalcare dieci donne in una notte è molto positivo”.

Le regole valevano anche per l’imperatore, così per concepire eredi perfetti, re e regina si accoppiavano una volta al mese, quando lei era al massimo della fertilità e lui aveva accumulato energia “cavalcando” più donne possibile.
Il numero delle donne non era affidato al caso, ma alla magia dei numeri: il 3 rappresentava la “grande potenza virile” ed il 9 la “sovrabbondanza”; così il numero delle donne a disposizione dell’imperatore era dato da questi numeri e loro moltiplicatori.
Una era la regina; 3 le spose primarie; 9 le spose secondarie; 27 le spose di terzo rango; 81 le concubine ufficiali; 243 le concubine non ufficiali, per arrivare a 729 concubine occasionali.
Tutto questo organigramma abitava nel palazzo reale più grande del mondo, denominato la “Città Proibita” di 720mila mq nel cuore di Pechino.


Le donne erano gestite dagli Eunuchi e venivano presentate all’imperatore con un ordine di frequenza che rispettava quei principi di energia sopra evidenziati, per cui, paradossalmente, prima toccava alle donne di grado inferiore, poi a quelle di rango superiore e per ultima alla consorte.
Deboli e dissoluti e sovrani cinesi erano privi di moderazione sessuale e non disdegnavano rapporti con attori e funzionari vestiti da dame.
Alcuni imperatori preferivano “un favorito” alle concubine ed il mongolo Kublai Khan era dedito ad orge quotidiane, dove non mancavano mai le vergini.


In un clima di ampia promiscuità ed affollamento si arrivò a tenere una contabilità del sesso, per capire chi avesse avuto accesso agli amplessi; così alle concubine veniva dato un anello d’argento da infilare nella mano destra prima del rapporto e nella sinistra subito dopo.
La dottrina del Tao alimentò l’importanza del rapporto sessuale, perché in esso interagiva il principio attivo maschile dello YANG e quello passivo femminile YIN.
Quindi, si ricorreva al “coitus reservatus” (senza eiaculazione); le istruzioni, i consigli e le ricette per praticare questo metodo furono descritti ed illustrati in manuali molto espliciti.
Purtroppo, molti andarono distrutti, tra cui il capolavoro “Arte della camera da letto”, anche se alcuni segreti ci sono giunti.
I Cinesi ritenevano di fondamentale importanza i preliminari e la preparazione, a partire dai massaggi con oli profumati, poi baci profondi e carezze intime.
Erano bandite le “sveltine” e le “grossolanità”: per fare sesso occorreva tempo ed arte.
Il rapporto orale rappresentava la musicalità ed il vertice del piacere.Solo la consorte poteva passare l’intera notte con l’amato, mentre le concubine dovevano lasciare la camera da letto prima dell’alba.
Gli imperatori ed i potenti erano molto generosi con le concubine più abili, che diventando favorite accumulavano privilegi, ricchezze e potere; non dimentichiamo, però, che alcune di loro rovinarono letteralmente e completamente gli uomini che le amarono.
Fu una concubina, che per danzare, inaugurò la tradizione dei piedi fasciati delle donne cinesi; alcune di loro scalzarono ogni rivale e divennero imperatrice.


Negli appartamenti privati imperiali si scatenarono guerre tra donne, con gelosie, intrighi e congiure; molte concubine furono fatte assassinare da imperatrici gelose ed eunuchi invidiosi.
Il sesso fu una delle cause del declino delle fortune imperiali, perché accadde che i sovrani fossero più interessati ai giochi erotici che a vincere una guerra.
Fu una contesa per una concubina (!) a provocare la rottura tra due grandi generali Ming che, uniti avrebbero potuto evitare la conquista Manciù della Cina.
Un antico detto cinese recita: ”UNA BELLA DONNA PUO’ ABBATTERE UN IMPERO”.

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