Nel 1680, Luigi XIV era stato affascinato da un nuovo viso, quello di Mademoiselle de Fontanges; tutta la corte era rimasta abbagliata di fronte a tanta bellezza.
Un ambasciatore, presente a corte, la definì “una straordinaria bellezza bionda, come da molti anni a Versailles non se ne vedeva l’eguale. Un fisico, un portamento, uno splendore tali da sbalordire e affascinare persino la corte più elegante e sofisticata”.
Però, non appena si affievolì l’ondata di entusiasmo nei confronti della bellezza di Mademoiselle de Fontanges, a corte non si parlò più d’altro che della sua stupefacente stupidità; nel momento stesso in cui la ragazza apriva bocca, le tenere fantasie e la libidine suscitate dal suo aspetto svanivano immediatamente.
Una nobildonna, Madame de Caylus scriveva: “In verità, il re era attratto soltanto dal suo viso. E provava un profondo imbarazzo all’udire il suo stupido chiacchiericcio … Alla bellezza ci si abitua, ma non alla stupidità”.
Un cortigiano sosteneva che la nuova amante del re era “bella come un angelo e stupida come una cesta” e ben presto Luigi si stancò della sua stupida cesta, perché, come in questo caso, la stupidità non era erotica.
Nei primi anni del 1700, Augusto il Forte, elettore di Sassonia e re di Polonia, che pare ebbe 300 figli illegittimi, si innamorò appena la vide di una tale Mademoiselle Dieskau, per i suoi capelli biondo platino, dagli enormi occhi blu e con “un collo di stupefacente bianchezza”.
Il biografo del re scrisse di lei:”era, se si esclude la mente, la creatura più perfetta mai creata da madre natura”, tuttavia, “per quanto bella fosse, non poteva essere definita altrimenti che come un blocco di neve. In lei non c’era alcuna vivacità, non sapeva rispondere che con un sì o con un no. Il re, che era rimasto affascinato dall’incredibile bellezza della sua persona, le rivolse la parola … ma rimase allibito nell’accorgersi che in lei c’era così poca vita”.
Poiché il desiderio del suo corpo gli fece dimenticare le esigenze della mente e della personalità, Augusto la volle possedere fisicamente e pagò una fortissima somma alla madre per la verginità della ragazza.
Una volta soddisfatte le pulsioni fisiche, si stancò della fanciulla, che evidentemente anche nella sessualità doveva essere inanimata, e si mise alla ricerca di una donna più intelligente e viva.
La più enfatica e noiosa bellezza senza cervello fu la diciannovenne Virginia di Castiglione, che nel 1856 venne inviata a Parigi dal conte Camillo Benso di Cavour, all’epoca primo ministro di Vittorio Emanuele II, re di Sardegna, per sedurre Napoleone III, imperatore dei francesi, e convincerlo ad allearsi con il piccolo regno italiano contro l’impero austro-ungarico.
La ragazza portò a termine la missione con fulminea rapidità, anche perché era noto come Napoleone fosse rapido e sbrigativo nei rapporti sessuali.
Virginia era completamente priva di modestia ed era solita definirsi la donna più bella del mondo, poi successivamente ritenne opportuno specificare di essere “la più bella del secolo”.
Su tale affermazione molti erano pienamente d’accordo; la principessa di Metternich descriveva il volto di Virginia come “un delizioso ovale, con occhi di un verde vellutato, sormontati da sopracciglia così perfette che avrebbero potuto essere state tracciate dal pennello di un miniaturista, un piccolo naso … ostinato, eppure assolutamente regolare, denti bianchi come perle”.
Viel Castel, frequentatore abituale della corte francese, nel suo diario scriveva che la contessa di Castiglione “portava con insolenza il peso della propria bellezza e la metteva in mostra con sfrontatezza”.
Come molti altri cortigiani, Castel guardava deliziato le dimensioni “veramente notevoli” del suo seno e confessava di essersi sforzato di penetrare con lo sguardo sotto la stoffa leggera che lo ricopriva per distinguerne meglio la forma.
Virginia non portava né bustino né guepiere , che nell’Ottocento erano considerati gli indumenti più indispensabili alla seduzione femminile ma trasformavano le morbide curve dei seni in una fortezza impenetrabile.
Al contrario, la contessa di Castiglione lasciava che i suoi seni oscillassero liberamente e Viel Castel faceva notare come quei seni “sembrassero gettare una sfida a tutte le donne”.
Virginia poteva vantare uno splendido seno, ma era assolutamente priva di cervello e se le amanti reali di successo pensavano costantemente ai loro uomini, lei pensava solo a se stessa.
Infatti, non a caso, la maggior parte della sua conversazione ruotava attorno alla sua bellezza: era una sorta di Narcisismo delirante quello da cui era affetta.
Napoleone III confidò a sua cugina Mathilde che “la contessa è molto bella ma mi annoia a morte”.
A lungo andare, la bellezza di Virginia non poteva compensare il suo freddo egocentrismo ed il vuoto interiore di cui era vittima.
Il suo ruolo di amante durò solo un anno e su questo ebbe amaramente a riflettere:”Ho appena iniziato la mia vita e il mio ruolo è già finito”.