“I bambini sono maschi, le bambine sono femmine”, “la natura non si sceglie” “#stopgender nelle scuole”: i provocatori slogan che dividono l’Italia
Il “Bus della Libertà”, voluto dalle associazioni “CitzienGo” e “Generazione Famiglia”, in collaborazione con il portavoce del Family Day, Massimo Gandolfini, è l’ultima trovata per discriminare e stigmatizzare le persone che non si conformano all’essere etero. Una nuova campagna omotransfobica partita sabato 23 settembre da Roma e che si è conclusa nella capitale il 30, facendo tappa nelle principali città italiane: Firenze, Milano, Brescia, Bologna, Bari e Napoli, tra le proteste delle tante associazioni scese in piazza a protestare il suo passaggio.
A Napoli, il Sindaco De Magistris ha revocato l’autorizzazione alla tappa, anche per evitare scontri tra le associazioni anti-gender e pro-life che sostengono l’inizitiva e i movimenti contro le discriminazioni di genere.
Il “Bus della libertà”, non è solo esclusiva dell’Italia, comunque; l’idea è infatti partita dalla Spagna, ed ha poi girato in diversi paesi degli Stati Uniti e dell’America Latina.
Al di là del messaggio che vuole lanciare, sicuramente l’argomento dell’identità di genere, specie se coinvolge la delicata fase di crescita dei bambini, è un tema molto controverso.
Da una parte, le associazioni cattoliche vedono ne “l’ideologia del gender” un vero e proprio allarme, un pericolo per la libertà delle famiglie di insegnare l’ovvio ai loro figli, cioè che in natura i bambini sono maschi e le bambine sono femmine. A loro opinione, le assocazioni “pro-gender” stanno diffondendo nella società messaggi basati sull’idea che l’identità sessuale umana sia fluida ed indipendente dall’essere nati maschi o femmine e che si voglia eliminare ogni legame con le caratteristiche biologiche assunte fin dal concepimento. Tutto questo, grazie alla strumentalizzazione delle associazioni pro-gender verso rarissimi casi clinici in cui la natura biologica di nascita non è così chiara.
Dalla parte opposta, in Italia, il tour del “Bus della vergogna” (ribatezzato così dalla comunità LGBT) è stato accolto con sdegno e dure parole. Il segretario di Arcigay Nazionale, Gabriele Piazzoni ha affermato che: “il movimento no gender è una delle strumentalizzazioni più odiose, che lavora sulla mistificazione e sulla paura. La loro propaganda indebolisce le istituzioni formative, la scuola innanzitutto, del tutto impreparate a combattere una battaglia sul piano della politica. E in effetti non sono gli educatori e le educatrici a dover contrastare questi attacchi”.
Ed ha proseguito: “Serve una mobilitazione diffusa, che rimetta in circolo una cultura delle differenze, che è il primo antidoto alle loro bugie. La politica deve tutelare la scuola, gli studenti, gli insegnanti e le famiglie, da questo attacco senza precedenti. A questo proposito, Arcigay ha lanciato una campagna di controinformazione attraverso il sito # maqualegender.it , al quale è legata una raccolta fondi per sostenere le cause legali contro i movimenti no gender”.
Sicuramente, bisogna fermare la promulgazione dell’odio gender e transfobico, e continuare a battersi affinchè vengano riconosciuti e rispettati i diritti di tutte le persone transessuali e intersessuali, che già troppo spesso sono vittime di una cultura di violenza efferrata e diffusa.