Enrico IV re di Francia emanò un decreto, nel 1590, nel quale stabiliva che gli ambasciatori degli altri Stati dovevano essere presentati alla sua amante e che i nobili, gli ecclesiastici e gli ufficiali che si recavano a corte erano tenuti a farle visita, dopo aver parlato con il re.
Questa donna così potente ed amata era Gabrielle D’Estrées e si rivelò estremamente abile nell’usare le armi delle donne per risolvere i violenti conflitti che devastavano la Francia.
Lei mise in campo persuasione, conciliazione e fascino al posto di frecce, spade e cannonate.
Gabrielle era nata cattolica e convinse Enrico, che era protestante, a convertirsi al cattolicesimo per mettere fine alle guerre di religione; fu a questo punto che il re pronunciò la celebre frase:”Parigi val bene una messa”.
Il re l’aveva insignita del titolo di Marchesa di Monceaux e poi di duchessa di Beaufort, tuttavia, a corte non aveva una posizione ufficiale che sancisse i suoi incarichi diplomatici.
Lo sbrigativo e rozzo Enrico non si pose tanti problemi e la nominò “Amante ufficiale di Sua Maestà, il re di Francia”. In base al nuovo titolo Gabrielle comunicava direttamente con il papa.
Lo Stato Pontificio aveva sostenuto la Lega Cattolica, formata dalla Spagna contro Enrico, e non aveva smesso di appoggiarla. Neppure dopo la sua conversione al cattolicesimo, perché la considerava falsa e strumentale a fini politici.
Nel frattempo, Filippo II, re di Spagna, continuava l’invasione del sud della Francia, costringendo Enrico a sanguinosi e dispendiosi combattimenti.
Gabrielle, quando inviò al papa una copia del decreto che la nominava “amante ufficiale” , gli chiese garbatamente di smettere di sostenere una guerra inutile, dal momento che Enrico era diventato un sincero figlio della Chiesa Cattolica.
Inoltre, ricordava al papa di essere stata lei ad avere convinto Enrico a convertirsi. Con questo lasciava intendere la possibilità che la Francia rompesse completamente con la Chiesa di Roma, come aveva fatto mezzo secolo prima l’Inghilterra, qualora il Vaticano avesse continuato a sostenere i suoi nemici.
Dopo questa lettera, il papa ordinò a tutti i conventi di Francia di pregare per la salute di re Enrico.
Appena Enrico IV seppe della completa accettazione della sua conversione da parte del papa esclamò: “Gabrielle è riuscita dove altri hanno fallito”.
Superato questo primo ostacolo, Gabrielle cercò di risolvere il conflitto tra Enrico ed il Duca di Mayenne, capo della famiglia dei Guisa.
Mayenne era stato il capo della Lega Cattolica ed aveva ai propri ordini un potente esercito, per cui non aveva alcuna intenzione di fare la pace con il re.
Le donne legate a Mayenne erano però in ottimi rapporti con Gabrielle e dunque le dame dei due opposti schieramenti si accordarono per costringere gli uomini amati alla pace.
Gabrielle persuase Enrico ad essere più conciliante con gli avversari e le donne della famiglia Guisa convinsero Mayenne a rinunciare ad una guerra inutile e forse ad una causa persa.
Dopo di che, Gabrielle incontrò personalmente Mayenne ed in due giorni di conversazioni e trattative vennero concordati i termini di una onorevole resa.
Da parte sua, per pacificare il nemico, Enrico fece molte concessioni in denaro e castelli.
Così, Gabrielle era di fatto il primo consigliere del re ed il suo diplomatico più importante, tuttavia non aveva un seggio ufficiale nel consiglio della corona, dove si decidevano i destini della nazione.
Però, c’era un precedente, perché quarant’anni prima, Diane de Poitiers ne aveva fatto parte.
Da questo,Enrico, eludendo le normali procedure, nel marzo del 1596, consegnò a Gabrielle le “chiavi d’oro” che conferivano il diritto di far parte del consiglio.
Per ammorbidire il gesto e stemperarlo in un più ampio rimpasto di governo, consegnò le “chiavi d’oro” anche a sua sorella, la pia Caterina.
Dunque in un colpo solo nominò due donne membri del consiglio della corona.
Il duca di Mercoeur, padrone della Bretagna, nel 1597, si mise a capo di una ribellione.
La guerra sembrava inevitabile, ma Gabrielle invitò la moglie di Mercoeur ad un incontro.
Le due donne programmarono la resa di Mercoeur in termini onorevoli ed un matrimonio tra i rispettivi figli.
Poi, persuasero i rispettivi uomini ad accettare le loro decisioni. Pertanto l’ultima vittoria di Enrico fu ottenuta senza spargimento di sangue e fu la vittoria di una donna.
Terminata la guerra civile, Enrico si prodigò per impedirne altre: la sorella ugonotta e l’amante cattolica si misero subito all’opera.
Gabrielle convinse, ad uno ad uno, con eccezionale abilità, i principali esponenti della fazione cattolica ad accettare il decreto reale sulla tolleranza religiosa.
Lo stesso re Enrico scrisse: “La mia amante è diventata un oratore di ineguagliabile bravura, tanto si mostra abile nel sostenere la causa del nuovo editto”.
Mescolando intelligentemente seduzione e minacce, Gabrielle riuscì nel suo intento.
Nel 1598, venne firmato l’Editto di Nantes. Questo conferiva determinati diritti agli ugonotti senza penalizzare i cattolici.
Ora si apre una riflessione su questa pagina di storia misconosciuta, dove una donna, insieme ad altre, pacificò un regno e mise fine ad una guerra di religione che pareva interminabile.
Perché i libri di storia, ma soprattutto i testi scolastici non parlano di Lei ?
La risposta può essere una sola: potenza del mascolino e stupidità della mente umana.